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Economia: un italiano su dieci torna a casa dei genitori, gli effetti della crisi

ROMA – Un tempo si diceva che i giovani erano mammoni, non volevano abbandonare la casa dei genitori fino a un’età nella quale onestamente non potevano più essere considerati giovani. Adesso una ricerca di Eurispes dimostra che la situazione non è molto cambiata e, soprattutto per motivi economici, oltre uno su dieci, fra quelli che avevano deciso di rendersi autonomi, ha fatto marcia indietro. Pagare l’affitto o il mutuo pesa e allora per andare avanti c’è chi deve tornare sotto il tetto di mamma e papà. Nel Rapporto Italia 2017 di Eurispes si legge infatti: «molti hanno dovuto mettere in atto strategie anti-crisi come tornare a casa dai genitori (13,8%)», o «in quella dei suoceri».

Quanto alla distribuzione territoriale «il Nord-Ovest mantiene la percentuale più alta anche rispetto alla necessità di tornare a vivere con la propria famiglia o con la famiglia del coniuge (19,5%), seguito dalle Isole (14,2%); mentre la quota più bassa si registra al Centro (9,4%)».

In generale, dalla ricerca emerge come siano «numerose le persone che, a fronte di difficoltà economiche, si sono trovate costrette a scegliere altre strategie», che tirano sempre in ballo i genitori: «il 32,6% del campione analizzato ha dovuto ricorrere al sostegno economico della famiglia d’origine», mentre «il 23% del campione analizzato ha dovuto affidare la cura dei figli ai nonni e alle nonne per poter evitare il costo della babysitter».

FAMIGLIE

«Quasi la metà delle famiglie non riesce a far quadrare i conti», dice l’Eurispes nel Rapporto, spiegando che «il 48,3% non riesce ad arrivare alla fine del mese», con un incremento «di circa un punto percentuale rispetto all’anno scorso, dove si registrava un 47,2%». «Il 44,9% per arrivarvi è costretto a utilizzare i propri risparmi» e solo in una casa su quattro si è in grado di mettere qualcosa da parte.

POVERTÀ

«Circa una persona su quattro afferma di sentirsi abbastanza (21,2%) o molto (3%) povero», dice l’Eurispes: «Si sprofonda nella povertà a causa della perdita del lavoro (76,7%), a seguito di una separazione o un divorzio (50,6%), a causa di una malattia propria o di un familiare (39,4%)». Ma tra le ragioni c’è anche «la dipendenza dal gioco d’azzardo (38,7%)» e «la perdita di un componente della famiglia (38%)».

Non è un quadro consolante, sono gli effetti della crisi che né i governi autoproclamatisi Salvaitalia (sic) dei professori né tanto meno quello del rottamatore sono riusciti a ribaltare.

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