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Pubblico impiego: Madia cerca l’accordo con regioni e sindacati. Il mese di febbraio sarà decisivo

Renzi Madia

Va avanti faticosamente e con numerosi intoppi la riforma del pubblico impiego, che trova i suoi scogli più difficili da superare nella dirigenza, nelle risorse sempre considerate esigue dai sindacati, nella determinazione del ruolo di questi ultimi, che non accettano riduzioni di potere. Senza dimenticare che il governo è ancora inadempiente rispetto alle sentenze della Corte costituzionale, tanto che è finalmente in programma un incontro con le regioni, per ottenere l’intesa formale da parte di tutti i governatori, come ha richiesto la Consulta.

Sul testo che il Ministero ha predisposto, dopo l’intesa, considerata possibile (ma c’è l’incognita del Veneto) con i governatori, la Madia dovrà acquisire il placet anche dei sindacati in merito ai contenuti dell’accordo del 30 novembre scorso. I lavoratori chiederanno soprattutto il superamento delle rigide gabbie della legge Brunetta per la distribuzione dei premi ai dipendenti, eliminando il criterio che il 50% dei premi monetari vada al 25% dei dipendenti con i giudizi migliori.

La proposta ministeriale sarebbe quella di conservare comunque il criterio che al 25% dei dipendenti giudicati migliori vada il 50% dei premi, fattore che risulta indigesto ai sindacati che come noto sono inclini a premiare più o meno tutti allo stesso modo o quasi. Tanto che il segretario Confederale della Cisl, Maurizio Bernava, ha confermato che l’abolizione di tutte le gabbie della Brunetta resta una condizione imprescindibile per l’accordo. La riunione dovrebbe essere convocata la prossima settimana, poco prima del consiglio dei ministri chiamato ad approvare il testo governativo.

Una riforma che prende le mosse dal governo Renzi non poteva escludere novità improntate a uno sfrontato populismo ammantato da democrazia. Uno dei principali colpi di genio del progetto è infatti il coinvolgimento diretto dei cittadini (e delle associazioni), che intervengono insieme agli organismi indipendenti (Oiv) e ai dirigenti nell’ambito della valutazione dei pubblici dipendenti . Il parere degli utenti dovrebbe esprimersi attraverso la rilevazione del loro grado di soddisfazione (esistono già in parte le famose faccette dell’epoca Brunetta). Per le amministrazioni che nel loro complesso non hanno rapporti con il pubblico, la valutazione potrà essere fatta attraverso uffici che hanno il ruolo di front office. Per le strutture che svolgono un ruolo di supporto (come l’informatica) conterà il parere degli utenti interni.

I risultati di queste procedure saranno inviati agli organismi di valutazione, che ne terranno conto per la distribuzione dei voti in pagella, e dovranno essere pubblicati sui siti istituzionali. Agli stessi organismi saranno destinate le segnalazioni scritte dei privati cittadini, che potranno far pesare così le lamentele e le proteste o anche (ma si tratterà di casi praticamente miracolosi, vista la tendenza degli utenti della pubblica amministrazione) le valutazioni lusinghiere.

Il mese di febbraio sarà dunque decisivo per l’ulteriore prosieguo di una trattativa ormai in corso da anni, e il progetto di riforma voluto dal duo Renzi – Madia, finora avaro di novità positive ed efficaci, sarà portato avanti dalla ministra superstite senza più l’aiuto delle slides renziane, che onestamente non hanno portato bene né alle riforme né al rottamatore. Ma seguiremo con attenzione gli eventi.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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