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Pubblica amministrazione: approvati i decreti su licenziamenti e partecipate. Rinviati riordino del lavoro pubblico e dirigenza sanitaria

Come preannunciato il governo va avanti con la realizzazione della riforma della pubblica amministrazione. Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato due decreti legislativi proposti dal ministro Madia che regolano i licenziamenti per i furbetti del cartellino e il taglio alle partecipate pubbliche. Norme rese necessarie dalla recente sentenza della Corte Costituzionale. Un terzo decreto, sul riordino della dirigenza sanitaria, è stato rinviato a causa dell’assenza del ministro della salute Beatrice Lorenzin.
Il nuovo intervento sui licenziamenti, in particolare, serve a chiarire meglio e a rendere più facile l’applicazione delle norme già varate in precedenza. Vengono regolamentati puntualmente i casi di licenziamento: si va dallo scarso rendimento alla cronica condotta illecita, qualora ci sia profilo penale. I tempi per arrivare a decidere sulla sanzione si riducono da quattro a tre mesi e a un mese per tutti i casi di flagranza. Si è deciso perciò, come anticipato, di estendere la procedura accelerata applicata ai furbetti del cartellino. Resta intatto l’articolo 18, con reintegra e risarcimento nei casi di ingiusta espulsione. Ma vizi formali, cavilli giuridici, non potranno determinare l’annullamento della sanzione.
E’ stato anche ampliato il termine per esercitare l’azione di risarcimento per i danni di immagine alla Pubblica amministrazione provocati dalle condotte fraudolente punite dal licenziamento. La denuncia al pubblico ministero e la segnalazione alla competente Procura regionale della Corte dei conti avverrà infatti entro 20 giorni (e non più 15) dall’avvio del procedimento disciplinare in modo da evitare un eccessivo accavallamento dei termini e delle procedure poste a carico delle pubbliche amministrazioni. Lo stesso avverrà per il caso in cui la Procura della Corte dei conti potrà procedere per danni di immagine della Pa nei confronti del dipendente licenziato per assenteismo. In questo caso, quando ne ricorrono i presupposti, per intervenire viene concesso un termine massimo di 150 giorni (anzichè 120) dalla conclusione della procedura di licenziamento.
Il secondo cecreto, quello sulle partecipate, ha sostanzialmente introdotto la proroga dei termini per la presentazione dei piani di razionalizzazione (dal 23 marzo al 30 giugno) e dei conseguenti elenchi degli esuberi. Spostata in avanti anche la scadenza per l’adeguamento degli statuti alle novità (fine luglio). C’è poi un maggior coinvolgimento delle Regioni nelle decisioni. Inoltre la regola dell’amministratore unico risulta un po’ ammorbidita, infatti non sarà più un decreto a stabilire i criteri per la deroga ma basterà una delibera motivata dell’assemblea.
Queste ultime non sono in realtà innovazioni fondamentali, mentre quelle del decreto suilicenziamenti, hanno una funzione essenziale per sbnellire e accelerare i procedimenti e per non consentire più vie di fuga dalle responsabilità ai dipendenti che non svolgono correttamente il proprio compito e ai dirigenti che non vigilano.
Le statistiche ci dicono che nel corso del 2015, anno in cui non era ancora entrata in vigore neppure la precedente stretta sui furbetti, la Pubblica Amministrazione aveva avviato 8.259 procedimenti disciplinari (+19% in un anno). Le azioni concluse erano state 7.554, di cui quasi la metà (46,5%) risolta con sanzioni minori, mentre 1.690 procedimenti erano finiti con sospensioni e 280 con licenziamenti. Rispetto al 2014, in base ai dati dell’Ispettorato del ministero della Pa, si è registrato un deciso aumento (+23,3%) dei licenziamenti.
Quanto alle cause, 108 licenziamenti derivano da assenze. A seguire i licenziamenti connessi ai reati (94) e al mancato rispetto dei propri compiti o alla cattiva condotta (57). Chiudono la lista i casi dovuti al doppio lavoro (20) e all’irreperibilità alla visita fiscale. La parte da leone spetta sicuramente agli assenteisti, che da soli coprono il 39% delle espulsioni. Diverse delle novità contenute nella riforma sul pubblico impiego riguardano proprio questo fenomeno.Tutti
gli interventi approvati erano stati però stati anticipati nei principi nelle delega P.a e dalle intenzioni del governo. Quindi non è escluso che il nuovo clima possa avere in qualche modo inciso sull’aumento dei licenziamenti come sopra constatato.

Proprio per quest’effetto anticipo, che aveva permesso di constatare l’effetto che avrebbero avuto le nuove norme, il governo ha voluto insistere per approvare nei tempi previsti le disposizioni citate. Attendiamo adesso il secondo round, quello più pesante e atteso (e in parte) contestato dai sindacati, che chiedono al governo di andare avantì sì con la riforma, senza penalizzare o criminalizzare i lavoratori pubblici, ma soprattutto di provvedere al rinnovo del contratto e alla definizione del nuovo Testo Unico, per il quale gli uffici ministeriali sembra stiano elaborando gli ultimi dettagli. In effetti la parte relativa al riordino del lavoro pubblico è stata spostata alla riunione della prossima settimana. Mancano 11 giorni alla scadenza della delega, il tempo stringe, ma la ministra sembra fiduciosa nella riuscita della sua impresa, destinata a cambiare il volto della pubblica amministrazione.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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