Tassisti: i sindacati chiedono impegno formale del Governo. A rilento i primi incontri al ministero delle infrastrutture
ROMA- Dopo le manifestazioni dei tassisti a Roma, che hanno provocato polemiche e il blocco della città, la sospensione del servizio nelle principali città d’Italia, l’intervento e la promessa del ministro Delrio hanno fatto solo sospendere la protesta, che rimane però latente. Intanto la Cgia, Confederazione degli artigiani di Mestre, fa uscire una ricerca dalla quale risulta che i costi di gestione dei taxi italiani sono più elevati rispetto alla media dei Paesi
dell’area euro. Ma andiamo con ordine.
TRATTATIVA – Avviato il tavolo al Ministero dei Trasporti con le sigle che rappresentano i tassisti e gli Ncc (noleggio con conducente) per il riordino del settore e la lotta all”abusivismo. Un primo tavolo tecnico, al termine del quale i
sindacati hanno lamentato l’assenza di interlocutori politici a cui chiedono risposte certe, nei tempi prefissati, e
indicazioni univoche da parte di Mit e Mise. Una mezza falsa partenza. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, rassicura però sul percorso delineato replicando che «noi abbiamo preso degli impegni e quelli cerchiamo di rispettare, bisogna però – ammonisce – che tutti ci rispettiamo alla stessa maniera». Il confronto tecnico segue l’intesa raggiunta martedì scorso con le sigle dei tassisti per arrivare nell’arco di un mese alla stesura di due decreti (uno interministeriale per impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e noleggio con conducente ed uno legislativo per il riordino della legge quadro 21/92 sugli autoservizi pubblici non di linea).
CONCORRENZA – La discussione proseguirà la prossima settimana (al momento la data non è stata ancora fissata, potrebbe essere l”8 o il 9 marzo). Bisogna sostituire l’articolo 71 del ddl concorrenza e ripartire dallo schema di legge delega presentato dal governo a luglio scorso sulla revisione degli autoservizi pubblici non di linea, insiste il presidente di Satam, Raffaele Grassi, sollecitando risposte politiche certe. Il coordinatore nazionale di Unica taxi Cgil, Nicola Di Giacobbe, chiede che «i ministri Delrio e Calenda diano indicazioni univoche sullo strumento legislativo che metteranno in campo per il riordino della legge 21/92».
SIGLE – Nel pomeriggio di ieri però, stanche del surplace, nel corso di una seconda riunione solo a livello sindacale, le sigle hanno alzato il tiro: «il Governo ci assicuri che verranno cancellati gli emendamenti al ddl concorrenza oppure il tavolo non prosegue. Abbiamo chiesto un impegno politico inequivocabile – hanno scritto in un nuovo documento con un atto concreto di natura politico e legislativa che veda il governo sostenere il proprio testo di legge delega inserito nel ddl 2085, nella stesura originaria, presentato e accolto in commissione il 14 luglio 2016. Senza tale impegno le organizzazioni sindacali ritengono impensabile entrare nel merito tecnico delle questioni. La categoria, se non riceverà risposte a breve, prenderà le sue decisioni».
COSTI – Intanto la Cgia di Mestre rileva che i costi di gestione dei taxi italiani sono più elevati rispetto alla media dei Paesi dell’area euro. Prendendo in esame le quattro principali voci di spesa che gravano sull’attività di un tassista, emerge che il gasolio per autotrazione costa in Italia il 13,4% in più; il peso della pressione tributaria (ovvero le imposte, le tasse ed i tributi sul Pil) è superiore di oltre 4 punti percentuali; l’Rc auto è più alta del 57%; mentre l’aumento medio del listino prezzi delle autovetture nuove registrato nel nostro Paese tra il 2007 (anno pre-crisi) e il 2016 è stato del 14,4%. Un incremento, sottolinea l’Ufficio studi della Cgia, decisamente superiore a quelli registrati nei principali Paesi dell’Eurozona.