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Opera di Firenze: il pianista Murray Perahia in concerto col suo Beethoven. Ricco di grandi novità

Murray Perahia

FIRENZE – Arriva all’Opera di Firenze, per un concerto in collaborazione fra il Maggio e gli Amici della Musica, il grande pianista Murray Perahia, a due anni di distanza dalla sua ultima esibizione per la rassegna «I grandi interpreti».

In programma alcuni capisaldi della letteratura pianistica di tutti i tempi: il programma prevede la «Suite francese n. 6 in mi maggiore BWV 817» di Johann Sebastian Bach, ultima della serie che, malgrado il nome, segue i canoni compositivi italiani dell’epoca; seguono i «Quattro Impromptus (o Improvvisi che dir si vogliano) per pianoforte, op. 142, D. 935» di Franz Schubert, che appartengono all’ultimo anno di vita del compositore e precedono di pochi mesi le ultime tre sonate (D. 958/960): quattro parti compiute e fruibili singolarmente (tant’è che furono pubblicati separatamente, all’inizio), ma in armonioso contrasto fra loro, grazie all’intrinseco carattere dei singoli brani e alle loro relazioni tonali. Nella seconda parte il «Rondò in la minore K. 511» di Wolfgang Amadeus Mozart e la «Sonata per pianoforte n. 32 in do minore, op. 111» di Ludwig van Beethoven, l’ultima, tecnicamente molto impegnativa e avveniristica.

È quest’ultimo il piatto forte del concerto, ed è anche quello che promette più novità: il Maestro Perahia è difatti impegnato nell’incisione di tutte le sonate di Beethoven previo allestimento di una vera edizione critica, condotta sugli originali, facendo uso anche di tutti i numerosi appunti dell’autore, visto che nessuna delle edizioni a stampa correnti risulta conforme in tutto e per tutto a quella che si può presumere fosse la versione finale davvero approvata e licenziata dall’autore stesso. Attorno alla «111» Murray Perahia ha costruito il resto del programma, per analogia o per contrasto: il Rondò di Mozart, ad esempio, lo ha scelto per la sua profondissima tristezza di fondo, opposta alla vitalità che sgorga dalla Sonata op.111, benché questa sia un vero e proprio testamento musicale di Beethoven. Non l’ha eseguita spesso in pubblico, il Maestro, così come da molto tempo non esegue gli Improvvisi op.142 di Schubert, pagine piene di sorprese, malgrado il giudizio non particolarmente benevolo di Schumann. Sarà tutto fuorché un concerto banale e privo di novità.

Quasi 45 anni di carriera, decollata nel 1972 a Londra, sua residenza attuale, Murray Perahia è nato a New York (da una famiglia di origine sefardita) nel 1947. Diplomato al Mannes College, ha collaborato con Rudolf Serkin (cui si deve l’averlo raccomandato per la prima volta, nel 1973, agli Amici della Musica di Firenze) e con Pablo Casals al Marlboro Festival, ha studiato con Mieczysław Horszowski ed è stato molto legato a Vladimir Horowitz, dalla cui tecnica pianistica è stato molto influenzato. Ha collaborato con Benjamin Britten e Peter Pears all’Aldeburgh Festival, di cui è stato co-direttore artistico dal 1981 al 1989, ed è attualmente Direttore Principale Ospite dell’Academy of St. Martin in the Fields. Vincitore di numerosi Gramophone Award e Grammy Award, membro onorario del Royal College of Music e della Royal Academy of Music, nel 2004 la Regina Elisabetta II gli ha conferito l’ordine del Cavalierato dell’Impero Britannico.

Opera di Firenze (Piazzale Vittorio Gui, 1)

Giovedì 9 marzo, ore 20

Biglietti da 10 a 50 euro, in vendita anche online; 20% di sconto per gli Abbonati e i Soci dell’Opera di Firenze e degli Amici della Musica di Firenze, presso le biglietterie del teatro e degli Amici della Musica e i punti vendita Boxoffice, compreso Dischi Fenice (via Santa Reparata, 8).

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