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Magistrati in politica: nuove regole e divieti in un ddl in discussione alla Camera

Magistrati

ROMA – Nuove regole per i magistrati che scendono in politica. Se ne torna a discutere alla Camera, a tre anni dalla prima approvazione del testo al Senato.

Dopo l’accordo raggiunto fra maggioranza e opposizione il progetto di decreto delegato torna in aula. Elemento cardine del provvedimento è il divieto di candidabilità al Parlamento europeo, a deputato o senatore, presidente e consigliere regionale, provinciale per tutti i magistrati – siano essi ordinari, contabili, amministrativi o militari – che nei 5 anni precedenti l’accettazione della candidatura abbiano prestato servizio nelle sedi o negli uffici giudiziari con competenze riferite in tutto o in parte nella circoscrizione elettorale.

Lo stesso criterio si applica al candidato-sindaco, consigliere comunale, circoscrizionale. La legge vieta anche di assumere l’incarico di assessore comunale, presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente, in tutto o in parte, nel territorio della provincia in cui il magistrato ha prestato servizio nei cinque anni precedenti la data di accettazione della candidatura o di assunzione dell’incarico.

I magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari non possono assumere l’incarico di presidente o vicepresidente del Consiglio, ministro, viceministro, sottosegretario, assessore regionale o comunale se non sono collocati in aspettativa. L’aspettativa è obbligatoria per l’intero periodo di svolgimento del mandato o dell’incarico di governo.

Cambiano anche le norme sul ricollocamento nel caso di mancata elezione. I magistrati possono rientrare al ruolo di provenienza ma, nei due anni successivi alla data delle elezioni, non possono esercitare le funzioni inquirenti, né essere assegnati a un ufficio che ha competenza sulla circoscrizione elettorale nella quale si sono presentati.

Al termine del mandato elettivo le toghe che non abbiano ancora raggiunto l’età pensionabile, possono accedere nuovamente agli incarichi ma come consiglieri o alla procura generale della Cassazione o in alternativa in un distretto di Corte d’appello che non coincida territorialmente con la circoscrizione di elezione.

Il testo prevede infine l’interdizione per tre anni di assumere incarichi direttivi e il vincolo triennale di esercitare unicamente le funzioni giudicanti in un organo collegiale. In alternativa i magistrati potranno chiedere di essere assegnati al ministero della Giustizia ma con una collocazione amministrativa o all’avvocatura dello Stato.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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