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Auto blu: si sono ridotte di 1.000 unità nel 2016, ma molti enti non rispondono al censimento

Auto blu,

ROMA Il Dipartimento della funzione pubblica ha inserito sul suo sito le informazioni, le statistiche e la tabelle dei risultati della riduzione delle auto blu nei ministeri, uffici periferici dello Stato, regioni, province e comuni. Il risultato del dimagrimento del 2016 è stato pari a 1.000 auto blu in meno.

Dal rapporto e dalle tabelle si rileva che tre ministeri ancora nicchiano, mentre gran parte delle amministrazioni centrali si sono messe in regola tagliando nettamente le macchine a disposizione di dirigenti e personale.

Il nuovo report pubblicato a inizio mese dal ministero guidato da Marianna Madia, messo a punto insieme a Formez Pa, mostra che dopo la drastica riduzione del 2015 le auto di servizio sono diminuite nel 3,3 per cento anche lo scorso anno. Pesa però sul totale dei tagli effettivi il numero delle amministrazioni che disertano il censimento, che possono essere controllate dagli spazi bianchi nella tabella allegata. Anche questa volta oltre il 40 per cento delle amministrazioni interessate non ha fornito i dati richiesti. Moltissimi Comuni (soprattutto i più piccoli), ospedali pubblici, asl, Camere di commercio e comunità montane, che non vogliono saperne di mettersi in regola o che non hanno auto a disposizione e quindi hanno deciso di non inviare la comunicazione.

Per le amministrazioni inerti che hanno un parco macchine questa volta scatteranno le sanzioni, con un taglio del 50 per cento della spesa per i trasporti. Le auto di servizio sono passate, secondo il dossier 2016, dalle 66.619 del 2014 alle 23.203 del 2015. Ma vi è ancora un buon numero di auto in dismissione o in rottamazione circa sono 150.

Sono esclusi dall’indagine gli scuolabus, le vetture che fanno parte del servizio sanitario nazionale, di soccorso, quelle impegnate per le rappresentanze diplomatiche, e tutte le auto destinate alle persone sotto scorta.

Delle auto blu rimaste su strada, spiega l’ultimo report, la maggior parte è ormai senza autista. Delle vetture censite, infatti, 1’89,4 per cento risulta senza conducente, mentre solo il restante 10,6 per cento, ossia 3.239 auto, ha l’autista a disposizione.

La maggior parte dei ministeri (10 su 13) si sono messi in regola, rimanendo sotto la soglia delle cinque auto con conducente previste per legge. Superano il tetto il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, ma solo di due vetture (ne ha in tutto sette) e quelli dello Sviluppo economico e dei Beni culturali (entrambi sforano di una, avendone sei in totale). Guardando sempre alle auto con autista, quelle per cui vale il vincolo, anche la presidenza del Consiglio dei ministri rientra nei limiti con undici auto a disposizione. Tra le altre amministrazioni centrali, in avanzo risulta solo il Consiglio superiore della magistratura che ne ha sedici.

I dati raccolti dal ministero della Pubblica amministrazione riguardano il 60% degli enti italiani. Circa 1.800 enti in più rispetto al report dell’anno passato. Hanno risposto alla rilevazione 6.257 amministrazioni su un totale di 10.571.

Le restanti 4.314 amministrazioni renitenti, avendo disertato il censimento non possono effettuare spese complessive annuali di ammontare superiore al 50 per cento del limite di spesa previsto per l’anno 2013, data di riferimento per il budget fissato per l’acquisto, la manutenzione, il noleggio delle autovetture di servizio e l’acquisto di buoni taxi. La sforbiciata scatterà quindi per questo 40 per cento degli enti, ma la penalizzazione sarà molto più limitata perché moltissimi di questi enti sono piccoli e piccolissimi comuni che non hanno auto a disposizione e per questo non hanno fornito risposta.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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