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Troppi detenuti nelle carceri italiane e toscane

Sicurezza: skype anche ai criminali sottoposti al 41bis. L’allarme dell’Associazione vittime del Dovere

Troppi detenuti nelle carceri italiane e toscaneROMA – Dalle loro celle, e in modo legalizzato, anche i criminali sottoposti al 41 bis, il regime di massima sicurezza, potrebbero paradossalmente continuare a dare ordini e a gestire affari con il teleworking. L’Associazione vittime del Dovere lancia l’allarme: «E’ in trattazione una norma che potrebbe svuotare in modo subdolo ed inquietante il 41bis della sua funzione di isolamento e parimenti il regime di Alta Sicurezza».

L’Associazione critica un passaggio del disegno di legge di iniziativa governativa, ora alla Camera, in attesa di approvazione dopo essere stato licenziato dal Senato il 15 marzo scorso. In particolare, l’Associazione fa notare che così come formulata, la norma non escluderebbe la possibilità ai soggetti sottoposti al 41 bis di poter usufruire dei collegamenti audiovisivi. «Non si tratta di alleggerire semplicemente una misura di prevenzione, ma di mettere consapevolmente i criminali – prosegue la presidente dell’Associazione, Emanuela Piantadosi – in condizione di continuare a gestire il territorio direttamente dalle loro celle di massima sicurezza, consentendo una sorta di paradossale teleworking. Tutte le restrizioni previste dal 41 bis hanno lo scopo di impedire i contatti e i collegamenti con l”associazione criminale di appartenenza. In realtà con estrema sorpresa i lavori che prospettano l’utilizzo di strumenti audiovisivi sono proseguiti incessantemente per oltre un anno e siamo alle battute finali, senza che si sia posta debita attenzione alle conseguenze. Riteniamo assurdo celebrare la giornata per le vittime di mafia permettendo, d’altro canto, che i mafiosi possano dettare le loro indicazioni alla famiglia attraverso skype o sistemi che permetterebbero loro di dare disposizioni comodamente dalle loro celle in modo paradossalmente legalizzato. Altro che pizzini. L’Associazione Vittime del dovere lancia grido d’allarme».

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