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L’Italia, un paese sempre più anziano, offre scarse prospettive ai giovani, che scappano all’estero

Firenzepost sta dedicando da tempo una particolare attenzione ai problemi delle pensioni anche perché il nostro è un Paese sempre più anziano. Lo rileva anche l’Istat con lo studio Noi Italia secondo il quale a livello Ue il Belpaese si conferma al secondo posto per indice di vecchiaia, dopo la Germania, con 161,4 anziani ogni 100 giovani e 55,5 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa. L’istantanea dell’Istat ci dice anche che nel 2015 il nostro Paese ha occupato la quarta posizione per importanza demografica, alle spalle di Germania, Francia e Regno Unito. In più, il nostro Mezzogiorno continua ad essere l’area più popolata nonostante sia anche quella meno cresciuta negli ultimi 10 anni. La nostra popolazione, inoltre, è concentrata in tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania.

Altro tema caldo è quello della natalità: secondo il nostro istituto di statistica in Italia continua a diminuire il numero medio di figli per donna, ambito che è stato pari a 1,34 nel 2016 (era stato 1,35 nel 2015), mentre occorrerebbero 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale. Di pari passo aumenta l’età media delle madri, pari a 31,7 lo scorso anno, facendo segnare un incremento di quasi un anno dal 2004. Sempre su questo tema l’Istat ci informa che le regioni del nostro Mezzogiorno hanno in media le madri più giovani. Da ultimo, ancora a livello Ue, il nostro Paese occupa la 23/ma posizione per grado di fecondità, con Francia e Irlanda forti di valori di poco inferiori alla soglia di ricambio generazionale (rispettivamente 2,0 e 1,9 nel 2014).

Questa situazione si riflette anche in campo economico. Nel settore del lavoro privato, dopo anni di giovanilismo dove in azienda un lavoratore di 45-50 anni cominciava a sentirsi un potenziale esubero, assistiamo al suo rovescio: si assumono over 55 con esperienza; giovani laureati e masterizzati, astenersi. È l’attuale paradosso del lavoro, dato anche dalla riforma previdenziale, che trattiene fino a 67 anni e oltre i lavoratori sul posto di lavoro. È una situazione imbarazzante, dove si perde la fiducia dei giovani verso il futuro e il desiderio degli over a godersi un po’ di più la vita.

Anche per questo trasferirsi all’estero per cercare lavoro è un’opzione che i giovani prendono sempre più in considerazione. Nel 2015, secondo i dati presentati recentemente dall’Istat , sono stati 102 mila gli italiani che hanno lasciato il nostro paese, segnando un incremento del 15% rispetto all’anno precedente.

Per evitare questa diaspora è perciò necessario un ricambio generazionale facendo entrare i giovani, senza penalizzare gli anziani: si chiama «aging», gestire gli anni del lavoro e della vita attiva dentro le aziende a tutte le età. Un sistema che dovrebbe essere esteso anche al settore pubblico, se compatibile (ma non crediamo) con le scarse risorse finanziarie a disposizione, tanto che i sindacati del pubblico impiego stanno già preannunciando uno sciopero generale.

Il governo sta cercando di tamponare gli effetti di questa situazione, che sta impoverendo il nostro paese, con misure di carattere assistenziale, che danno certo un sollievo temporaneo, ma svenano le finanze pubbliche senza risolvere il problema fondamentale, la mancanza di occupazione e di lavoro.

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