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Titanic: tre nuove cause del naufragio individuate dagli studiosi

Titanic

Il naufragio del Titanic è stato forse il più famoso episodio negativo della marineria moderna, e ha dato spunto a racconti e film, l’ultimo il più celebrato (e premiato) con Leonardo di Caprio. Si tratta del peggior disastro marittimo avvenuto in tempi di pace: 1517 vittime. Il Titanic salpò da Southampton, Inghilterra, il 10 aprile del 1912, con destinazione New York. Affondò schiantandosi contro un iceberg il 14 aprile intorno alla mezzanotte. A 105 anni dalla tragedia tre teorie tentano di spiegare il naufragio, ma già in vista del centenario della tragedia erano già state azzardate alcune ipotesi, adesso riprese e perfezionate.

A un secolo dal naufragio, fisica e matematica avevano cercato di ricostruire la sequenza di eventi che hanno fatto colare a picco la nave ritenuta inaffondabile. La ricostruzione, pubblicata sulla rivista Physics World , si doveva al giornalista scientifico britannico Richard Corfield , che aveva fatto il punto sulle cause del disastro avvenuto nella notte tra 14 e 15 aprile del 1912. Le cause, a suo avviso, consistevano nella inadatta struttura dello scafo, in alcuni errori dell’equipaggio, nelle eccezionali condizioni climatiche e nelle particolari congiunzioni astrali.

Queste teorie sono state adesso confermate e perfezionate.

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STORICO – In un articolo pubblicato sul giornale La Naciòn lo storico britannico Tim Maltin, uno dei principali studiosi del naufragio, fa dipendere il disastro da una speciale condizione metereologica -una sorta di miraggio in piena notte – che avrebbe impedito d’individuare in tempo l’iceberg contro il quale si scontrò l’imbarcazione. Lo studioso afferma che quella notte si ebbero falsi miraggi in seguito alla probabile collisione tra aria fredda e aria calda. Il risultato fu un’illusione ottica che alterò la percezione degli oggetti. È molto probabile che gli uomini dell’equipaggio, posizionati sull’albero dell’imbarcazione videro in realtà un falso orizzonte. Questa luce li ingannò nascondendogli l’iceberg finché non fu molto tardi, ipotizza Maltin. Quando il Titanic abbandonò la corrente calda del Golfo per entrare nella corrente fredda del Labrador, fu molto difficile identificare i banchi di ghiaccio che apparivano all’orizzonte. Questo, sommato al fatto che l’equipaggio non disponeva di cannocchiali obbligatori, che dimenticarono nel salpare da Southampton provocò la tragedia.

RELITTO – Anche l’analisi del relitto, scoperto nel 1985 a quasi 4000 metri di profondità, ha offerto l’occasione per perfezionare alcune teorie. Molti studi e fotografie rivelarono che i resti dello scafo non erano tutti uguali e non avevano la stessa composizione. Quelli della prua e della poppa non erano di grande qualità come quelli del centro della nave. Gli esperti Tim Foecke, dell’Istituto Nazionale di Standard e Tecnologia statunitense e Jennifer Hooper McCarty, dell’Università John Hopkins, hanno studiato i resti del Titanic combinando analisi metallurgiche con lo studio della documentazione dell’imbarcazione nei cantieri navali dove fu costruito l’enorme transatlantico. Le prove effettuate in laboratorio mostrano che questi resti, sottoposti a un’alta pressione, possono saltare, aprendo lamiere del Titanic e permettendo l’entrata dell’acqua all’interno.

LUNA – Ma qualcuno sospetta che anche la luna abbia avuto un ruolo importante nell’evento. Lo scienziato Richard Corfield, in un articolo che pubblica l’Istituto di Fisica (IOP) britannico, spiega che tre mesi prima dello scontro tra il Titanic e l’iceberg, il 4 gennaio di quello stesso anno, avvenne l’avvicinamento maggiore tra la luna e la terra che ha generato con molta probabilità l’alta marea che seminò così tante vittime tra il lusso e il fasto dell’imbarcazione all’epoca più grande del mondo.

Dopo cento anni dall’anniversario della traversata da Southampton in Inghilterra a New York della nave da crociera che si rivelò la tomba di circa 1.500 passeggeri, non si è ancora deciso niente sull’eventuale recupero, che appare peraltro problematico. I processi naturali stanno inesorabilmente contribuendo a distruggere quel che resta del Titanic. Alcuni particolari molluschi hanno divorato il legno, mentre i microrganismi si sono mangiati i metalli formando i rusticles, formazioni di ruggine dalla forma simile a quella delle stalattiti.

Oggi il relitto giace a circa quattromila metri sui fondali dell’oceano Atlantico, oltre la Zona economica esclusiva (ZEE) del Canada, e il governo può fare richiesta affinché questa venga estesa; ma ancora niente si è mosso e nessuno si è fatto avanti per salvaguardare quest’importante testimonianza della nostra storia.


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Ezzelino da Montepulico


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