Pensioni: La Corte dei Conti della Sicilia boccia i contributi di solidarietà sugli assegni più elevati dei pensionati regionali
PALERMO – «Un mascherato prelievo tributario gravante, in modo irragionevole e discriminatorio, solo su una categoria di cittadini». È con questa esatta definizione che la Corte dei Conti della Sicilia ha messo in discussione il contributo di solidarietà, cioè il prelievo sulle pensioni più elevate dei dipendenti regionali. Per i giudici contabili la legge varata a livello nazionale è stata recepita nella Finanziaria regionale del 2014 nel modo sbagliato, destinando le somme per finanziare interventi solidaristici sociali, a disoccupati e disabili per esempio, e non allo stesso sistema pensionistico come previsto dalla legge. La Corte dei conti ha deciso, quindi, dopo la presentazione di diversi ricorsi da parte di alcuni pensionati regionali, di eccepire l’incostituzionalità della norma e sarà la Corte costituzionale a dover decidere adesso se cancellarla. E se dovesse dare ragione alla magistratura contabile dell’Isola, la Regione siciliana dovrà restituire quasi sei milioni di euro prelevati negli ultimi tre anni dalle pensioni degli ex regionali, con importi che variano da poche centinaia di euro a oltre 30 mila euro.
Alla questione sono state dedicate alcune puntate dell’Arena di Massimo Giletti su Rai Uno, con ospite il presidente della Regione Rosario Crocetta che difendeva il provvedimento e accusava invece l’Assemblea regionale siciliana di non voler fare di più. “È una vicenda per la quale sono stato crocifisso a livello nazionale – afferma il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone – sono finito nel tritacarne mediatico, ma il mio unico faro è sempre stata solo la Carta costituzionale. Non è mia abitudine prendere in giro la gente con facili proclami, ho resistito all’ondata dell’antipolitica, mentre chi si è mosso solo per dare una risposta alla pancia della gente, fomentando l’opinione pubblica, ora rischia di creare un danno incommensurabile alla Sicilia”. Affermando che il pronunciamento della Corte costituzionale sarà quasi certamente nella direzione della cancellazione della norma, e quindi per la restituzione dei contributi prelevati ai pensionati regionali, Ardizzone aggiunge: “Chi ha posto in essere questa norma, voleva che fosse applicata anche ai pensionati dell’Ars, ma ho resistito. Non mi aspetto neanche le scuse di tutti coloro che mi hanno additato come lo strenuo difensore della casta, soprattutto per non aver voluto estendere quella norma al personale dell’Assemblea regionale, ma almeno abbiano, per il futuro, il buon senso di tacere, se non conoscono le leggi”.
La norma, varata dall’allora governo Monti, prevedeva per gli assegni superiori ai 91mila euro l’anno un prelievo che andava dal 5 al 18 per cento della pensione. La Regione, con la Finanziaria del 2014, ha recepito questa norma ma senza vincolare i prelievi alla previdenza pubblica, non prevedendo precisi vincoli di utilizzo. Questo “cavillo” permette ai pensionati d’oro della Regione di sperare di tornare in possesso di quei soldi prelevati negli ultimi tre anni, mentre fa tremare la sedia di Crocetta e della maggioranza che appoggiò in Aula la norma.