Migranti: il Senato detta regole per l’intervento delle Ong. Certificazione e coordinamento della Guardia costiera
ROMA – No ai corridoi umanitari gestiti autonomamente dalle ong. Le navi delle organizzazioni – che nel 2017 hanno recuperato oltre 12mila migranti, il 35% del totale – devono muoversi coordinate dalla Guardia Costiera ed essere certificate. Queste le linee guida proposte dalla commissione Difesa del Senato, al termine di un’indagine conoscitiva che ha coinvolto responsabili delle missioni nel Mediterraneo, procuratori e le stesse ong.
Il documento finale – illustrato dal presidente Nicola Latorre – è stato approvato all’unanimità. In serata Luigi Di Maio (M5S) ha espresso una posizione più dura, chiedendo di vietare lo sbarco alle ong non trasparenti. Dalle audizioni è emerso che finora c’è un’inchiesta aperta a Trapani che riguarda alcuni membri di una ong, non la ong come tale. Ma al di là dei rilievi penali, emerge l’esigenza, ha sottolineato Latorre, di mettere ordine e razionalizzare la presenza delle navi in mare, anche delle imbarcazioni private che salvano vite, per rendere più efficace l’azione di salvataggio e per non ostacolare le attività di indagini a sostegno della lotta contro i trafficanti di morte.
L’indicazione dei senatori è che «in nessun modo – si legge nella relazione – può ritenersi consentita dal diritto interno ed internazionale». Dunque le navi delle ong, che dal 2014 hanno continuamente intensificato la loro presenza davanti alla Libia e che in oltre la metà dei casi si muovono a seguito non di chiamate ma di avvistamenti, devono rientrare sotto il coordinamento della Guardia Costiera, ricevendo istruzioni anche su tempi e modalità di svolgimento del servizio, oltre che sull’area nella quale posizionarsi.
E nel momento in cui le ong entrano nel sistema di soccorso nazionale, esse dovranno essere certificate per escludere alla radice ogni sospetto di scarsa trasparenza organizzativa ed operativa, nonché rendere pubbliche le proprie fonti di finanziamento e collaborare con le autorità italiane. Cosa che non sempre avviene, come indicato da alcuni procuratori. Per non disperdere preziosi elementi di prova sarebbe poi opportuno consentire l’intervento tempestivo della polizia giudiziaria contestualmente al salvataggio da parte delle ong. Il documento bacchetta infine Tunisia e Malta, che non intervengono nelle loro acque Sar (Ricerca e Soccorso), lasciando all’Italia il compito di coprire un’area vastissima del Mediterraneo.
Intanto, il conto degli sbarchi nel 2017 è giunto a quota 45.746, il 42% in più rispetto allo scorso anno. Frontex segnala un calo dell’84% degli arrivi illegali in Europa nei primi 4 mesi dell’anno. E sale il conto dei morti: per l’Oim sono 1.316.