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Statali: il via al lavoro a distanza per migliorare la qualità del servizio al cittadino

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Gli ultimi decreti della riforma Madia mirano alla maggiore efficienza della pubblica amministrazione e a innovare anche le forme di lavoro. Promuovendo, ad esempio, anche il lavoro a distanza (lo smartworking secondo la terminologia di Renzi) che dovrebbe, nelle intenzioni del ministro, a far praticare a almeno il 10% degli statali queste nuove forme di attività.

Lo annuncia la stessa Madia, specificando che la direttiva sul lavoro agile sarà presentata dopodomani in Conferenza unificata. «Si tratta di uno strumento importante di conciliazione tra vita e lavoro ma anche di una innovazione potente che mette al centro la tecnologia, una grande scommessa per cambiare la pubblica amministrazione nell’ottica della qualità del servizio reso al cittadino in quanto conta il risultato, non le ore di lavoro».

Il ministro ha chiarito che la sperimentazione di questo tipo di formule flessibili sarà facoltativa e che «non ci saranno penalizzazioni nell’avanzamento di carriera e nella professione».

Nelle direttiva ad hoc emanata dal ministero il lavoro a distanza dovrebbe rispondere alla finalità di abbattere le barriere casa-ufficio. Saranno promossi telelavoro, un part-time più semplice e un sistema che porti a stringere accordi tra amministrazioni e asili nido e tra enti per campi estivi (servizi aperti durante i periodi di chiusura delle scuole) dedicati ai figli dei dipendenti.

Secondo gli ultimi dati del Conto annuale della Ragioneria dello Stato, la quota di statali in telelavoro è quasi pari a zero, mentre lo schema flessibile più tradizionale, il part time, è al 5,6%.

Iil governo progetta di far partire la riforma entro il 2018. Intanto il sottosegretario alla Pa, Angelo Rughetti, ha ribadito che la riforma del pubblico impiego apre a un cambiamento radicale del sistema di reclutamento, per cui «le assunzioni non saranno più vincolate ai pensionamenti, come avviene in base alla regola del turnover». L’unico parametro, ha ricordato l’esponente del governo, «diventa la spesa per il personale che deve potere essere sostenibile».

Dunque si potrà assistere a un ringiovanimento dei ranghi della pubblica amministrazione, estremamente necessario. Al Forum della Pubblica amministrazione è stato lanciato un grido d’allarme. Nel 2020 l’età media dei lavoratori pubblici sarà di 53,6 anni, un terzo dei dipendenti avrà più di 60 anni e sarà in uscita dal mercato del lavoro. Lo studio fotografa una Pubblica Amministrazione che già adesso non è più sostenibile, ha affermato il direttore generale del Forum PA, Gianni Dominici. Secondo l’indagine, infatti, solo il 27,7% dei dipendenti pubblici ha meno di 45 anni, mentre l’età media dei lavoratori è di 50,02 anni e cresce con una media di sei mesi ogni anno. Andando avanti con questa tendenza nel 2020 ben 232mila persone avranno tra i 65 e i 67 anni e oltre 603mila tra i 60 e i 64 anni.

Occorre trovare rimedi e iniziare da subito a creare i ricambi necessari. Finanze pubbliche permettendo.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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