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Vitalizi: lo stop della Commissione Affari costituzionali della camera. Applicato per tutti il metodo contributivo

Aula Camera

ROMA – Stop ai vitalizi, la pensione sarà calcolata con il sistema contributivo per tutti i parlamentari, anche per gli ex. La proposta, messa nero su bianco in un testo base adottato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, ricalca il disegno di legge del deputato Pd Matteo Richetti e cambia le regole dell’assegno previdenziale per deputati e senatori uniformandole in gran parte a quelle in vigore per i dipendenti pubblici. Il primo ok arriverà ufficialmente il prossimo martedì, poi toccherà all’Aula di Montecitorio. L’obiettivo è incassare il via libera definitivo da parte del Senato il prima possibile: «Saremo tutti i giorni – assicura il deputato M5S Danilo Toninelli – davanti alla porta di Grasso a bussare per chiedere che venga subito calendarizzata. Non accetteremo che il Pd faccia propaganda dicendo che è stata approvata alla Camera, come se ciò bastasse».

I vitalizi, a dire il vero, sono stati già aboliti nel 2012 ma solo per i neo eletti: i parlamentari cessati dal mandato prima di quella data hanno infatti continuato a percepire gli assegni pre-riforma mentre a coloro che hanno esercitato un mandato prima del 2012, e che sono stati poi rieletti, si applica un sistema basato in parte sulla quota di assegni vitalizi maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo. Norme che con la nuova riforma verrebbero dunque riscritte, mentre resterebbe inalterato il capitolo relativo alla soglia anagrafica: deputati e senatori possono infatti andare in pensione al compimento del sessantacinquesimo anno, a patto di avere alle spalle un mandato di almeno 5 anni mentre per i dipendenti pubblici l’asticella anagrafica resta più alta (limite minimo di 66 anni per la pensione di vecchiaia). Capitolo che è stato oggetto di discussione in commissione, dove si è registrato un fronte a favore di una modifica della legge Fornero, restato però in minoranza. Altra critica, targata M5s, riguarda il vitalizio di chi si macchia di gravissimi reati, come corruzione e mafia, o l’indennità di chi viene arrestato e che “il Pd ha tutelato”, attacca il deputato ex M5S ora al gruppo Misto Riccardo Nuti, bocciando un emendamento che lo avrebbe cancellato.

Ma i Democratici rivendicano l’impianto della proposta: «Se usciamo dalla demagogia e dal populismo – dice Richetti, rivendicandone la paternità – è una riforma che riavvicina la politica al Paese». Ed è, aggiunge sempre Richetti replicando alle critiche degli ex parlamentari, un lavoro serio, a prova di qualsiasi valutazione di costituzionalità. Ma su questo non è d”accordo Giuseppe Lauricella (Pd), che ha fatto mettere a verbale il suo giudizio di incostituzionalità del testo. E’ quindi probabile che, anche in questo caso, fioccheranno i ricorsi alla Consulta.

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