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Province: la manovra assegna contributi ordinari e straordinari per 350 milioni. Alla faccia dell’abolizione

Vi ricordate tutti i de profundis per la sparizione delle province, Renzi che magnificava la grande riforma che avrebbe fatto risparmiare montagne di euro allo Stato, il personale che temeva tagli, i politici che piangevano la scomparsa di oltre 3.000 poltrone? Ebbene, niente di tutto questo è avvenuto. Non soltanto con l’abortita riforma Delrio ci teniamo sul gobbo gli enti d’area vasta, che hanno sostituito le province, ma con la mancata approvazione del referendum sono rimaste pure le stesse province, che hanno naturalmente cominciato a batter cassa, insieme alle nuove città metropolitane.

Ed ecco che il Governo, mosso a compassione, ha allargato i cordoni della borsa, concedendo agli enti non aboliti somme stratosferiche per la gestione delle loro funzioni. E’ infatti previsto non solo un contributo a regime per le funzioni fondamentali, ma anche un contributo straordinario per la manutenzione straordinaria della rete viaria. Con i correttivi introdotti a Montecitorio alla manovra, il primo sale da 110 milioni a 180 milioni per il 2017 (dal 2018 si assesterà a 80 milioni), mentre il secondo (che vale solo per l’anno corrente) passa da 100 a 170 milioni. Da segnalare, inoltre, i 15 milioni stanziati (sempre sul solo 2017) dal novellato art. 25 per il finanziamento degli interventi in materia di edilizia scolastica.

SALVATAGGIO – Fanno parte del «pacchetto province» anche altre norme, riservate alle amministrazioni che sono già state costrette a dichiarare il default. A quelle che hanno dichiarato il dissesto finanziario entro il 31 dicembre 2015 è attribuito, per l’anno 2017, un contributo pari a 10 milioni di euro (lo prevede il nuovo comma 1-bis dell’art. 16); quelle che, invece hanno presentato un piano di riequilibrio finanziario pluriennale e che non ne hanno ancora conseguito l’approvazione potranno provvedere a riformularlo per tenere conto degli interventi di carattere finanziario nel frattempo intervenuti.

CONDONO – Infine, i deputati hanno ampliato il condono delle sanzioni comminate agli enti di area vasta che non hanno rispettato il pareggio di bilancio 2016: mentre il testo originario del dl si limitava ad alleggerire il taglio «punitivo» loro imposto, la legge di conversione lo cancella integralmente, insieme a tutte le penalità accessorie.

INCARICHI E CONSULENZE – Passando alle altre novità, spicca certamente quella dell’art. 21-bis, che disapplica i limiti alle spese per studi e incarichi di consulenza, per relazioni pubbliche, convegni, pubblicità, rappresentanza e formazione previsti dal dl 78/2010 a favore delle amministrazioni che, per l’anno in corso, abbiano approvato il rendiconto entro il 30 aprile scorso e, dal prossimo anno, riescano a varare il bilancio di previsione entro il termine ordinario del 31 dicembre. In entrambi i casi, occorrerà anche aver rispettato il pareggio.

Ma non finisce qui, si distribuiscono fondi anche agli enti in affanno con la tante scadenze: il nuovo art. 14 concede, infatti, 30 giorni di tempo in più a quelli che non sono riusciti a chiudere il consuntivo 2016 prima di far scattare le procedure di commissaria *** mento e proroga al 31 luglio il termine per l’approvazione del conto economico e dello stato patrimoniale.

EMOLUMENTI – Non potevano mancare però interventi a favore dei politici locali. L’art. 22, comma 4 della manovra corretta circoscrive il divieto di corrispondere emolumenti ai titolari di cariche elettive allo stesso ente presso cui le cariche sono svolte o agli enti pubblici a carattere associativo, consortile o convenzionale, volontario o obbligatorio, di cui faccia parte l’ente stesso. La modifica, tuttavia, non avrà efficacia retroattiva.

E noi paghiamo tutto questo ben di dio.

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