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Firenze: la Congiura de’ Pazzi, nell’Opera musical di Riz Ortolani

FIRENZE – Organizzata per assassinare i due fratelli Medici e distruggerne il potere, la Congiura de’ Pazzi non riuscì nell’intento perché Lorenzo venne miracolosamente salvato dallo slancio dell’amico Nori che si mise davanti a lui e morì prendendo il colpo di spada destinato a Lorenzo, mentre il gruppo di amici riuscì a mettere Lorenzo dentro la sagrestia. Tutti i fiorentini si rivoltarono contro i Pazzi, massacrandoli. Questo, in sintesi, il soggetto dell’OperaMusical di Riz Ortolani, che ha avuto la sua prima al Teatro dell’Opera, sabato, per la regia di Sandro Querci e sarà in cartellone fino a nartedì 13. Il progetto di questa operamusical nasce da un libretto dello stesso Ortolani e Ugo Chiti, successivamente versificato da Lorenzo Raggi e Mae Kroville.

Il famoso fatto storico, mai raccontato prima d’ora in teatro, permette la coinvolgente messa in scena di un’epoca inquieta, dove intrighi e tradimenti personali e familiari si mescolano con l’amore, la religione, l’ambizione e l’ipocrisia delle relazioni politiche e diplomatiche: insomma con la Firenze del Rinascimento, che Ortolani riesce a raccontare perfettamente con la sua musica. Nonostante la musica registrata (che spiace e che penalizza anche gli interpreti), lo spettacolo funziona molto bene, grazie anche alla bella regia di Querci, alla Cupola del Brunelleschi di Pier Luigi Pizzi come scena, ai costumi di Stefano Nicolao e Atelier Venezia e alle coreografie di Fabrizio Angelini. Bellissimo il tableaux vivant iniziale, poi restituito con una coreografia sul calcio storico fiorentino, che introduce nella caratterizzazione dei personaggi e della vita della Firenze rinascimentale.

Il personaggio di Giuliano è quello che certo emerge come il migliore, ben sottolineato anche dalle musiche di Ortolani, che sono sempre evocative e descrittive. Lui stesso diceva: «Nella partitura ho voluto inserire anche una forma stilistica dissonante poiché la dissonanza pilotata poteva darmi una forza drammatica più potente, oltre che ad una sonorità più intensa ed interessante». Non poteva mancare anche il celeberrimo canto carnascialesco Quant’è bella giovinezza, citato nella sua melodia originale, alla quale però Ortolani ha tolto le piccole percussioni, che, invece, tanto erano usate nel Quattrocento e negli stessi canti carnacialeschi. Bello il concertato finale, bravi tutti i cantanti, di cui molto apprezzati sono stati Francesco de’ Pazzi (Sandro Querci) e Fioretta (Francesca Colapietro). Qualche dubbio sulla vocalità lo lascia proprio il Magnifico Lorenzo (Luca Maggiore).


Donatella Righini


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