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Genova: ergastolano omicida in semilibertà evade dopo un permesso. Ricerche in tutta la zona

GENOVA – Portano a Genova le tracce di Giuseppe Mastini, alias Johnny lo Zingaro. L’ergastolano, omicida, negli anni Ottanta vero e proprio terrore della Roma criminale, era in semilibertà dallo scorso agosto e da novembre si recava tutti i giorni alla scuola della polizia penitenziaria di Cairo Montenotte (Savona), dove svolgeva piccole mansioni. Ieri mattina non si è presentato al lavoro e da ieri sera è formalmente un evaso.

In carcere dal 1983, dopo quattro anni ottenne una licenza premio per buona condotta. Fu proprio durante questa licenza, nel febbraio 1987, che Mastini fu protagonista di sanguinose scorribande che si conclusero con la cattura anche della sua compagna, Zaira Pochetti, morta qualche anno dopo una lunga malattia. In quella giornata, che impegnò le forze di polizia in una vera e propria caccia all’uomo, Mastini rubò diverse auto, rapinò benzinai, sequestrò una ragazza, Silvia Leonardi, sparò contro una pattuglia di agenti, uccidendo la guardia Michele Giraldi, ferì un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Si arrese nelle campagne di Mentana, ormai circondato da agenti e carabinieri. Rinchiuso nuovamente in carcere per scontare la pena dell’ergastolo la nostra compiacente legislazione gli ha fornito la possibilità di uscire ancora una volta di galera e lui ne ha subito approfittato, tornando uccel di bosco. Questi i frutti del buonismo della sinistra cattocomunista e della legge Gozzini.

Secondo una prima ricostruzione, Johnny lo Zingaro, alle spalle una lunga scia di sangue iniziata col primo omicidio quando aveva appena undici anni, si sarebbe fatto accompagnare da un taxi a Genova. Una volta nel capoluogo ligure avrebbe fatto perdere le proprie tracce.

«Un evento irresponsabile e gravissimo». Così il segretario generale del Sappe, Donato Capece, sull’evasione di Giuseppe Mastini, ergastolano in regime di semilibertà. «Nel corso del 2016 – ricorda Capece – si sono verificate, nelle carceri italiane, 6 evasioni da istituti penitenziari, 34 evasioni da permessi premio, 23 da lavoro all’esterno, 14 da semilibertà e 37 mancati rientri di internati. Dati minimi, rispetto ai beneficiari. Questo non deve però inficiare l’istituto della concessione delle ammissioni al lavoro all’esterno dei permessi ai detenuti. Servirebbe, piuttosto, un potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell”ambito dell’area penale esterna. A nostro avviso è fondamentale potenziare i presidi di polizia sul territorio – anche negli Uffici per l”Esecuzione Penale esterna -, potenziamento assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro all”esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. E per farlo, servono nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria- La sicurezza dei cittadini – conclude Capece – non può essere oggetto di tagli e non può essere messa in condizione di difficoltà se non si assumono gli Agenti di Polizia Penitenziaria».

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