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Londra, Brexit: un milione di lavoratori in fuga dal Regno Unito nei prossimi 5 anni

May

LONDRA – Mentre la premier Theresa May continua la procedura per l’uscita del suo Paese dall’Unione Europea, varie società d’opinione e anche finanziarie si esercitano nelle previsioni delle conseguenze che l’uscita degli inglesi dall’Europa provocherà nel mondo della finanza e del lavoro.

Secondo i risultati di una recente ricerca Deloitte pubblicata dall’Independent, quasi la metà dei lavoratori europei molto qualificati (high skilled) e residenti nel Regno Unito avrebbe intenzione di lasciare il paese da qui ai prossimi 5 anni.
Nel dettaglio, il 15% lo farebbe entro l’anno, il 22% entro i prossimi 3 anni e il 10% entro i cinque. Una percentuale che è pari a 1 milione e 200 mila posti di lavoro sui 3 milioni e mezzo di immigrati stranieri, europei o extra-europei, presenti in Gran Bretagna. Una tendenza che causerebbe un deficit di lavoro qualificato a cui il fabbisogno nazionale non è in grado di rispondere.

La scorsa settimana, il premier Theresa May ha offerto un piano a Bruxelles per “rassicurare” gli oltre 3,2 milioni di lavoratori europei che vivono in Gran Bretagna. Una volta che Londra avrà divorziato dal resto della UE, i cittadini comunitari ivi residenti da almeno 5 anni (compresi quelli necessari per il negoziato) potrebbero rimanere e godendo degli stessi diritti dei cittadini britannici, come l’accesso alle cure mediche pubbliche e all’assistenza sociale. Insomma, il peggio potrebbe non accadere, ma non è detto che bastino le buone intenzioni a evitare che accada.

Le associazioni che rappresentano i lavoratori europei contestano soprattutto due aspetti: se un europeo, ottenuta la permanenza a tempo indeterminato, lascerà il Regno Unito per più di due anni, la perderà e dunque perderà tutti i diritti di lavorare, avere assistenza sanitaria, welfare, pensione, istruzione in questo paese; e chi ha aveva già ottenuto la carta di residenza permanente con il sistema attualmente in vigore sarà comunque costretto a ripresentare domanda, uno spreco di tempo e soldi.

Secondo lo studio, la Gran Bretagna si dovrà preparare a una imponente carenza di personale nei prossimi anni. Mancheranno soprattutto le figure più qualificate che hanno maggior possibilità di movimento e che più facilmente cambieranno luogo di lavoro. Quali le mete a cui guardano i lavoratori in fuga dalla Brexit? La gran parte di loro dice di voler tornare nel proprio Paese di origine ma tra gli europei c’è una percentuale dell’11% che sceglierebbe gli Stati Uniti e un altro 10% che andrebbe in Australia.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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