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Renzi: così saltò il patto del Nazareno con Berlusconi

Continuano le anticipazioni del contenuto del nuovo libro di Matteo Renzi, Avanti!, pubblicate da diversi giornali, un pezzo per uno. ma un trattamento speciale viene riservato da Renzi all’ultima sua creatura giornalistica, Democratica (che ha soppiantato l’Unità). Nell’ultimo numero vengono ricostruite minuziosamente le ragioni che hanno portato al fallimento del patto del nazareno, di cui ancora non si conoscevano i contorni segreti. Il fatto che portò alla ottura, secondo il racconto dell’ex premier, fu l’accordo Berlusconi-D’Alema sul nome del nuovo presidente della repubblica (si disse Giuliano Amato), preso a sua insaputa, del quale però il rottamatore non indica l’identità. Poi, come noto, promosse lui la candidatura vincente di Mattarella. E anche questo brano del libro mi sembra destinato a sollevare polemiche, come quello sui migranti, da aiutare a casa loro.

Racconta Renzi: «Quando, a fine gennaio del 2015, si tratta di votare per il Quirinale, Berlusconi mi chiede un incontro, che resterà, ma io non posso ancora immaginarlo, l’ultimo per anni. Perché quando si siede – accompagnato da Gianni Letta e Denis Verdini – mi comunica di aver già concordato il nome del nuovo presidente con la minoranza del Pd. Mi spiega infatti di aver ricevuto una telefonata da Massimo D’Alema, di aver parlato a lungo con lui e che io adesso non devo preoccuparmi di niente, perché la minoranza del Pd sta con noi, te lo garantisco».

Lo stupore colora – o meglio sbianca – il volto di tutti i presenti. «Berlusconi ha sempre un modo simpatico di raccontare la realtà. La sua ricostruzione della telefonata con D’Alema è divertente, ma lascia tutti i partecipanti al tavolo senza parole. Non solo non avevamo mai inserito l’elezione del capo dello stato nel Patto del Nazareno, ma l’idea che Berlusconi abbia già fatto una trattativa parallela con la minoranza del mio partito sorprende anche i suoi. In quel momento – sono più o meno le due di pomeriggio del 20 gennaio – nel salotto del terzo piano di Palazzo Chigi capisco che il Patto del Nazareno non esiste più: il reciproco affidamento si è rotto. Non è un problema di nomi: la personalità su cui Berlusconi e D’Alema si sono accordati telefonicamente è di indubbio valore e qualità. Ma è anche difficile da far accettare ai gruppi parlamentari – sempre pronti a esercitare l’arte del franco tiratore – e all’opinione pubblica. E poi c’è un fatto di metodo, prima ancora che di merito. Io ho scelto un percorso trasparente e partecipato, con tanto di streaming, dentro il Pd e davanti al paese per evitare di tornare allo stallo del 2013. Sono impegnato in un iter parlamentare difficilissimo per condurre una maggioranza su un nome condiviso. E in una sala ovattata al terzo piano di Palazzo Chigi devo scoprire che si è già chiuso un accordo tra Berlusconi e D’Alema, prendere o lasciare? E, come se non bastasse, da questo prendere o lasciare dipende la scelta se continuare o meno con il percorso di riforme, che pure erano state scritte insieme».

L’accordo Berlusconi-D’Alema non tiene e da questo Renzi trae spunto per giustificare anche la debacle referendaria. «Da quel momento Berlusconi mi dichiara guerra, vanificando l’approccio condiviso alle riforme che fino ad allora era stato strettissimo. Già, perché le riforme istituzionali le abbiamo votate insieme, specie nelle prime letture, e molti dei campioni della campagna per il No al referendum in realtà avevano votato Sì in Parlamento. Questo dovrebbe far riflettere a lungo sulla natura politica del voto referendario».

Una bella storia, raccontata a modo suo dalla parte interessata, ma forse la verità potrebbe essere un tantino diversa. e infatti attendiamo le reazioni e le spiegazioni delle altre parti coinvolte.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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