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Ius soli: Ap insorge, Pd frena, Renzi in retromarcia, governo (in bilico) pure

ROMA – Il ddl sullo ius soli appare sempre più in bilico, tanto da mettere a rischio la tenuta del governo. Il premier Paolo Gentiloni, per cercare di salvare il provvedimento, aveva visto Angelino Alfano ma il leader di Ap, a maggior ragione dopo la minaccia del ministro Enrico Costa di dimettersi, ribadita in un’intervista oggi 15 luglio rilasciata alla Stampa, conferma al premier la contrarietà a porre la questione di fiducia sul provvedimento che vincolerebbe la maggioranza. Posizione ribadita da Fabrizio Cicchitto, parlamentare di Ap, che afferma, attaccando Renzi: «La segreteria del Pd dopo aver pressato Gentiloni in tutti i modi cerca adesso di mettere il cerino nelle sue mani cercando di cancellare le proprie impronte digitali e le proprie responsabilità rispetto ai rischi che può correre il Governo rispetto questa accelerazione dei tempi che riguarda lo Ius soli».

Un rischio per la stabilità del governo che spinge anche il Pd e Renzi a frenare sulla fiducia se rischia di essere causa di una crisi di governo. Serve una verifica molto attenta dei numeri, è la cautela con cui a fine giornata di ieri il capogruppo Luigi Zanda esce da un consulto con il premier. Davanti ad un’emergenza sbarchi tornata a livelli massimi sulle coste italiane, i centristi non hanno intenzione di abbassare le barricate contro un provvedimento che ha ripercussioni sociali fortissime.

Per questo, dopo le prese di posizione degli esponenti del suo partito, il ministro degli Esteri Angelino Alfano conferma al premier Paolo Gentiloni la contrarietà a porre la fiducia sul provvedimento e le perplessità di Ap in merito a alcuni contenuti dello stesso.

Matteo Renzi inoltre non ha intenzione di passare per quello che vuole a tutti i costi, anche quello dell’incidente parlamentare, il ddl sullo ius soli. «Decida Gentiloni che fare, il Pd in ogni caso lo sosterrà» , è la linea dei renziani, non più sulle barricate, come nei giorni scorsi, per avere ad ogni costo l’approvazione del provvedimento.

E’ chiaro a tutti, ovviamente, che senza la fiducia il ddl, su cui pendono 50mila emendamenti, non sarà mai approvato prima della pausa estiva. E alla ripresa dei lavori, con la campagna elettorale alle porte, è difficile che i centristi ammorbidiscano la posizione. Per questo in serata il presidente del consiglio ha chiamato a Palazzo Chigi Zanda per fare il punto su numeri e tempi. I numeri risicati non sono una novità e non costituirebbero certo un ostacolo per Renzi e i suoi, ma stavolta, a differenza di altri provvedimenti, si deciderà di non forzare la mano per non rischiare veramente la crisi in un momento fra i più delicati della vita politica italiana.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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