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Isis: morto Al Baghdadi, Jalaluddin al-Tunisi sarebbe nuova guida. Ma gli Usa non confermano

L’ennesima notizia della morte del Califfo Abu Bakr al Baghdadi, capo dell’Isis, era stata lanciata dalla tv irachena Al Sumariya, la quale ha detto di avere saputo da una fonte nella provincia di Ninive che la morte è veramente avvenuta. Non è la prima volta che accade, la stessa emittente aveva dato altre volte in passato, ad esempio nel 2016, notizie, poi smentite, sul ferimento del ‘Califfo’. La televisione afferma che la fonte, non precisata, riferisce che la conferma arriva dall’Isis, che si appresterebbe ad annunciare il nome del successore di Baghdadi. Le autorità di Daesh a Tel Afar, diventata la ‘capitale’ provvisoria dell’Isis dopo la caduta di Mosul, hanno annunciato la morte di Baghdadi, senza fornire dettagli, e hanno detto che il nome del nuovo ‘Califfo’ verrà annunciato presto, ha detto la fonte.

Jalaluddin al-Tunisi

Il Califfo avrebbe già un successore alla guida dell’Isis: il tunisino Jalaluddin al-Tunisi, attuale leader del gruppo terrorista in Libia. Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo, anche perché sulla morte del fondatore del Califfato non c’è ancora certezza, a partire dagli americani.

La notizia sul nuovo capo dello Stato Islamico è stata diffusa dall”emittente saudita Al Arabiya, secondo cui Jalaluddin al-Tunisi è tra i pochi leader rimasti ed è il più qualificato a prendere il posto di al Baghdadi. Il suo vero nome è Mohamed Ben Salem Al-Ayouni. Nato nel 1982 nella regione di Msaken nei pressi di Sousse, emigra in Francia negli anni ’90, dove ottiene la cittadinanza prima di rientrare in Tunisia nei giorni della rivoluzione. Nel 2011 parte per la Siria per partecipare alla guerra. Nel 2014, dopo la proclamazione dello Stato Islamico da parte di Baghdadi alla Grande Moschea di Mosul, al-Tunisi annuncia di unirsi all’Isis, diventando molto vicino al leader iracheno.

La sua prima apparizione sui media avviene attraverso un video girato proprio nel 2014. Lo scorso anno, dopo la disfatta dell’Isis a Sirte, al Baghdadi lo nomina Emiro dell’organizzazione in Libia, perché – riferisce sempre Al Arabyia – credeva fosse in grado di vincere e garantire la presenza dell’organizzazione, ma anche per i suoi buoni rapporti con altre organizzazioni estremiste attive in Nord Africa, quale Okba Ibn Nafaa, affiliata ad al-Qaida. Proprio il Nord Africa sarebbe in cima alla lista delle regioni dove l’Isis vorrebbe espandersi – o in qualche modo sopravvivere – dopo le sconfitte in Iraq e Siria. La Libia, in particolare, può garantire un rifugio sicuro per organizzarsi, reclutare e addestrare nuovi affiliati, sfruttando la persistente debolezza politica e istituzionale di un Paese ancora diviso.

Resta però da vedere se Baghdadi sia morto sul serio. Il Califfo è stato dato per spacciato diverse molte. Nei giorni scorsi, la sua fine era stata confermata dalla sua stessa organizzazione, in un comunicato in cui si annunciava a breve anche la nomina di un successore. La notizia era stata confermata anche dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, ong basata a Londra con una vasta rete di informatori nel martoriato Paese dove l’Isis aveva scelto la sua capitale, Raqqa. Ma per certificare la sua morte, serve il sigillo degli Stati Uniti. Proprio ieri il capo del Pentagono James Mattis ha espresso molta cautela, affermando di non avere elementi certi. Così Washington, ha puntualizzato, continuerà ad agire come se Baghdadi fosse vivo. Fino a prova contraria.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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