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Migranti: i paesi Ue di Visegrad attaccano l’Italia, chiudete i porti agli arrivi delle navi Ong

BRUXELLES – Non cessano le polemiche sui migranti, anche perché l’Unione europea non riesce ad imporre una linea comune e condivisa fra tutti in merito all’accoglienza, e su questo tema l’Italia è nell’occhio del ciclone ed esposta, talvolta, ad attacchi, anche ingenerosi, da parte di paesi che fin dall’inizio si sono dichiarato indisponibili a qualsiasi ingresso. Il giorno dopo la richiesta del ministro degli Esteri austriaco Kurz ad Alfano di bloccarli a Lampedusa, oggi è il premier ungherese Viktor Orban a rivolgersi al presidente del Consiglio Gentiloni. L’Italia dovrebbe «chiudere i porti» per arginare i flussi migratori dal Mediterraneo ha sostenuto, annunciando che i quattro leader del gruppo di Visegrad (oltre all’Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia) hanno scritto una lettera in questo senso rivolta proprio al Premier. Secondo Orban, che non esclude l’opzione militare, il problema deve essere risolto in Libia.

Nella lettera a Gentiloni i quattro fanno una serie di proposte al governo italiano. «Se non verranno chiusi i porti ai migranti – sostengono i leader del V4 – il problema diventerà ingestibile, dato che tedeschi ed austriaci chiuderanno presto le loro frontiere». «Il flusso immigratorio – aggiungono – deve essere fermato in Libia. E all’obiezione che in Libia non esiste un potere pronto a collaborare con l’Ue per fermare i trafficanti, Orban risponde: «Penso ad azioni militari». Il premier ungherese critica infine anche le ong che stanno aiutando i profughi in mare, che «sono finanziate ed appoggiate da George Soros», il miliardario americano di origine ungherese.

Le statistiche dell’Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni), fanno emergere che dall’inizio dell’anno un totale di 111.514 migranti e rifugiati sono giunti in Europa via mare e 2.360 sono morti mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo.

Gentiloni replica: «Dai nostri vicini, dai Paesi che condividono il progetto europeo abbiamo diritto di pretendere solidarietà. Non accettiamo lezioni né parole minacciose. Serenamente ci limitiamo a dire che noi facciamo il nostro dovere e pretendiamo che l’Europa faccia il proprio senza darci improbabili lezioni». Ma intanto l’Italia resta sola ad arginare l’assalto, con poche possibilità di successo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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