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Roma a secco: ma i romani risero (1985) quando toccò a Firenze. Salvata dal tubone

A Roma sta finendo l’acqua. A lanciare l’allarme è Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, dopo che la stessa Regione ha ordinato la sospensione del prelievo dal lago di Bracciano, riserva idrica della Capitale. In arrivo, dunque, c’è l’acqua razionata per un milione a mezzo di romani. Nell’estate rovente 2017, della crisi idrica e degli incendi, l’Acea annuncia l’arrivo della misura – ‘obbligata’ come sottolinea la multiutility – dopo la decisione della Regione Lazio di sospendere il prelievo dal lago di Bracciano.

Ci dispiace per i cittadini romani, ma si tratta di un film già visto anche in altre città, e chi ha la memoria lunga si ricorderà che proprio da ambienti capitolini arrivarono velate critiche a cittadini e autorità fiorentine che, nella caldissima estate del 1985, si arrabattavano per rifornire d’acqua la città. Era infatti completamente a secco l’unica fonte di approvvigionamento idrico, l’Arno, tanto che la Protezione Civile fu costretta a intervenire per realizzare condotte d’emergenza per alimentare l’acquedotto. Prefettura e comune di Firenze avevano infatti approntato un primo sistema di rifornimento d’emergenza tramite le autobotti di vigili del fuoco e acquedotto, sistemate nei punti nevralgici della città, ma si trattava di un rimedio che non poteva durare a lungo, tanto più che non erano previste, nel breve e medio periodo, precipitazioni abbondanti che potessero risolvere la situazione. La diga di Bilancino era in costruzione ma ci sarebbero voluti altri 15 anni (e lo scandalo delle pietre d’oro denunciato da Sandro Bennucci su La Nazione) prima di averla a regime.

Ero allora responsabile della protezione civile alla prefettura di Firenze e, con il decisivo apporto dell’allora ministro della protezione civile, Giuseppe Zamberletti, fu costruito un acquedotto provvisorio lungo 8 km. (subito definito «tubone») che portava l’acqua dai laghetti dei Renai, nel comune di Signa, all’acquedotto fiorentino. L’opera, costata 1 miliardo e mezzo di lire, risolse in quel periodo estivo il problema della siccità.

L’invaso di Bilancino ormai consente il rifornimento idrico di Firenze e Prato, tanto che in queste zone finora non ci sono stati più problemi per l’alimentazione dell’acquedotto, anche se ovviamente ci sono difficoltà, come in tutt’Italia, per l’irrigazione in agricoltura.

Per quanto riguarda dunque il previsto razionamento dell’acqua per i cittadini romani la sindaca Raggi, il presidente della Regione Zingaretti e il ministro dell’ambiente Galletti sono invitati a prendere ad esempio quanto a suo tempo fecero il ministro Zamberletti, il prefetto di Firenze Mannoni e, successivamente, i presidenti della Regione toscana, che, con i loro tempestivi e ingegnosi interventi, hanno permesso ai cittadini fiorentini di non soffrire i danni della siccità.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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