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Migranti: Corte di giustizia Ue, le domande di asilo vanno esaminate dai Paesi di ingresso

Corte Giustizia Europea01
La Corte di giustizia europea

LUSSEMBURGO – Un’altra mazzata alle tesi dell’Italia sulle procedure di ridistribuzione dei migranti aspiranti profughi arriva dalla Corte di Giustizia Ue che, giudicando di un caso che riguardava la Croazia ha stabilito che la domanda di asilo va esaminata dal paese di approdo. Inguaiando con ciò anche e soprattutto l’Italia.

Statuisce la Corte che, nonostante l’aspetto straordinario della crisi migratoria sulla rotta dei Balcani, per l’esame delle richieste di asilo è competente lo Stato d’ingresso e non quello in cui la richiesta è presentata, in applicazione del regolamento di Dublino. In questo caso, è la Croazia a dover esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che hanno attraversato in massa la sua frontiera nel 2015-2016.

Nella sua argomentazione, la Corte di giustizia dell’Ue spiega che uno Stato membro che abbia deciso di autorizzare, per motivi umanitari, l’ingresso nel suo territorio di un cittadino di un paese non Ue privo di visto, non può essere esonerato dalla responsabilità prevista dal regolamento di Dublino.

La Corte stabilisce che la nozione di attraversamento irregolare di una frontiera abbraccia anche la situazione in cui uno Stato ammetta nel proprio territorio cittadini di un Paese non Ue invocando ragioni umanitarie e derogando ai requisiti di ingresso imposti ai cittadini di paesi non Ue. Inoltre, il fatto che l’attraversamento della frontiera sia avvenuto in occasione dell’arrivo di un numero eccezionalmente elevato di cittadini di paesi non Ue intenzionati ad ottenere una protezione internazionale non è determinante. D’altra parte i giudici sottolineano che la presa in carico dei richiedenti asilo può essere facilitata dall’utilizzo da parte di altri Stati membri, in uno spirito di solidarietà, della ‘clausola di sovranità che consente loro di decidere di esaminare domande di protezione nazionale ad essi presentate, anche quando tale esame non competa a loro.

La Corte ricorda, però, che il trasferimento di un profugo verso lo Stato membro competente non deve essere eseguito se, a seguito dell”arrivo di un numero eccezionalmente elevato di cittadini di paesi non Ue intenzionati ad ottenere una protezione internazionale, esiste un rischio reale che l’interessato subisca trattamenti inumani o degradanti in caso di realizzazione di tale trasferimento.

Severo il giudizio del leghista Roberto Calderoli: «Dai cari amici della Ue arriva l’ennesima mazzata all’Italia con la pronuncia della Corte Europea di Giustizia per cui la domanda di asilo dell’immigrato va esaminata nel Paese di primo arrivo, ovvero l’Italia per gli oltre 600mila immigrati arrivati dal 2014 ad oggi. Per cui anche se gli immigrati dovessero superare le frontiere di Ventimiglia o del Brennero, la Francia e l’Austria possono legalmente rimandarceli indietro, perché qui in Italia che le loro domande vanno esaminate. E ovviamente poi toccherebbe all’Italia espellerli una volta verificato che sono irregolari, cosa che ci guardiamo bene dal fare. Pertanto la Ue ci ribadisce che gli immigrati devono stare solo in Italia».


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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