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Contratto sicurezza: come si articolano gli aumenti per i vari settori

Dopo l’annuncio del sottosegretario Ruchetti, il quale prevede che gli aumenti concessi al comparto sicurezza, dopo contrattazione, andranno a regime all’inizio del 2018, qualcuno ha provato a fare conti più specifici con risultati che probabilmente non rendono giustizia al lavoro ingrato e impegnativo degli appartenenti ai vari corpi coinvolti, ma che probabilmente in questo momento costituiscono il massimo sforzo che il Governo poteva realizzare. Certo se non si fossero dilapidate somme ingenti con i vari bonus renziani volti ad acquisire consensi elettorali forse uno sforzo maggiore poteva essere fatto, ma ci penserà il Governo nelle prossime finanziarie. Soprattutto se si deciderà una volta per tutte a tagliare definitivamente i costi della politica a livello nazionale e locale.

Nella situazione attuale Luca Cifoni del Messaggero ha meritoriamente provato a fare un quadro specifico delle cifre che dovrebbero spettare ai vari settori, con aumenti medi di base pari a 102 euro per Corpi di polizia e Forze armate e di 84,5 per i Vigili del fuoco. Che diventano rispettivamente 208 e 267,5 includendo oltre al contratto vero e proprio i benefici che derivano dal riordino delle carriere.

Sulla base degli stanziamenti già in bilancio e di quelli annunciati, queste sono le cifre in gioco per il settore della sicurezza all’inizio della stagione dei rinnovi contrattuali. In realtà – in termini strettamente tecnici – il personale di questo settore non è contrattualizzato come lo sono ad esempio i rninisteriali o i dipendenti della sanità o della scuola; la procedura che porterà agli incrementi retributivi è comunque piuttosto simile, salvo il fatto di non concludersi con la firma di un contratto ma con una disposizione legislativa che recepisce i contenuti dell’intesa.

Anche per la sicurezza, (comparto nel quale lavorano quasi cinquecentomila persone) il punto di riferimento è il protocollo del 30 novembre 2016 firmato da governo e sindacati, che prevedeva un incremento retributivo mensile medio (lordo) «non inferiore a 85 euro». Rispetto a questo obiettivo,le risorse già rese disponibili con la legge di Stabilità del 2016 e quella di Bilancio del 2017 permettono di arrivare più o meno a metà strada: in base a quanto previsto nel Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) dello scorso febbraio gli aumenti sono crescenti nei tre anni (rispettivamente +0,36, +1.09 e +1.45 rispetto al monte salari 2015).

Applicando queste percentuali alle retribuzioni medie si arriverebbe nel 2018 ad una maggiorazione intorno ai 40 euro (un po’ di più per i corpi di polizia e un po’ di meno per i Vigili del fuoco). Serviranno i nuovi stanziamenti della prossima legge di Bilancio per arrivare al +3.4 per cento, che consente di sfiorare gli 85 euro per i pompieri e di andare oltre i 100 per gli altri lavoratori della sicurezza.

Poi entrano in gioco gli altri provvedimenti relativi al settore Si tratta degli 80 euro per la sicurezza, che a differenza del credito di imposta riconosciuto alla generalità dei lavoratori dipendenti a medio e basso reddito (comprese le stesse forze dell’ordine) consistono in una voce ad hoc dello stipendio, esentasse e non utili ai fini della pensione; e dello stanziamento finalizzato all’annoso tema del riordino della carriere, che vale dal 2008 circa 1 miliardo, a cui si aggiungono 100 milioni destinati specificamente ai Vigili del fuoco.

Questi ultimi avranno con questa voce un incremento più vistoso,183 euro medie mensili nel 2018 che corrispondono a un +6.1 per cento. Per gli altri l’aumento medio mensile sarà di 106 euro (+3,3 per cento). In totale si arriva quindi rispettivamente a incrementi medi mensili di 267,5 e 208 euro. Sempre con il dpcm di febbraio è stato sciolto il nodo degli 80 euro per il personale del comparto sicurezza, la voce sarà inserita nella retribuzione normale e produrrà anche contributi a fini previdenziali.


Ezzelino da Montepulico


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