Terrorismo: in Francia aumentati del 60%, in due anni, i sospetti radicalizzati. Sono 18.550
La Francia, alla prese con una continua evoluzione della minaccia terroristica, fa i conti con un aumento esponenziale dei sospetti radicalizzati: solo negli ultimi due anni sono cresciuti del 60%, toccando quota 18.550 persone nei registri del Dossier sulle segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione a carattere terrorista (Fsprt).
Creato nel 2015 dal Ministero dell’Interno, questo dispositivo contava 11.400 persone schedate nel periodo degli attentati di Parigi, nel novembre di due anni fa. Una preziosa banca dati per l’intelligence francese, il cui accesso è riservato a un ristretto numero di persone. La lista degli iscritti viene aggiornata continuamente grazie a informazioni provenienti principalmente dalle prefetture, dai servizi di polizia o gendarmeria e dalle segnalazioni del cittadini.
Una situazione ben diversa da quella dell’Italia, nella quale i numeri molto più ridotti e la presenza minore di sospetti favorisce il miglior controllo della Autorità di sicurezza e del servizi d’intelligence, anche se i servizi e le Autorità di polizia francesi, in recenti episodi, sono stati messi sotto accusa perché i protagonisti di alcuni attentati erano ben conosciuti.
Secondo le stime di giugno, tra i dipartimenti più rappresentati c’è l’Ile-de-France, le Bouches-du-Rhone, il Rhone e le Alpi Marittime; mentre da un punto di vista demografico, il 16% degli schedati è minorenne e il 26% di sesso femminile. Dati preoccupanti, sintomo di un fenomeno che non accenna a diminuire.
Intanto, continua l’inchiesta sull’attacco ai sei militari dell”operazione Sentinelle, investiti da una macchina lo scorso mercoledì all’uscita di una caserma a Levallois-Perret, alle porte di Parigi. Hamou Bénlatreche resta il principale sospetto, anche se gli inquirenti non sono ancora riusciti ad interrogarlo perché rimasto gravemente ferito durante l’arresto, avvenuto in seguito a un rocambolesco inseguimento su un’autostrada nel nord della Francia. Nonostante non sia in pericolo di vita, le sue condizioni restano gravi a causa delle 5 pallottole ricevute dalle forze dell’ordine (che in Francia non vengono messe sotto inchiesta dalla magistratura, come accade in Italia). L’algerino è stato trasferito dall’ospedale di Lille a quello di Georges Pompidou, nel 15imo arrondissement di Parigi, nell’attesa che le sue condizioni migliorino.
Ancora sconosciuto il movente che avrebbe spinto l’uomo a compiere il gesto, anche se il modus operandi richiama lo stile di un attentato terroristico di matrice islamica. Secondo le prime ricostruzioni, il profilo di Hamou non presenterebbe nessuna traccia di radicalizzazione. Fonti vicine all’inchiesta lo hanno descritto come un uomo isolato e taciturno. Nel suo ultimo numero, Nabaa, la rivista online dell’Isis pubblicata in lingua araba, cita brevemente l’attacco di mercoledì contro i soldati, senza però rivendicare il gesto. Il magazine sottolinea che «la Francia da due anni conosce un’ondata di attentati che hanno ucciso 229 persone tra i crociati. Di recente, gli attacchi hanno preso di mira le forze di sicurezza. Grazie Dio!». Si tratta di un giudizio altamente significativo, a conferma dei collegamenti che comunque esistono fra Isis e Al Quaida e gli attentatori che seminano terrore e morte in Europa. Conto i quali la Francia soprattutto non è riuscita a trovare efficaci contromisure, nonostante l’eccezionale dispiegamento di forze e la proclamazione dello stato d’emergenza, destinato a cadere fra poco tempo.