Sicurezza: Polizia nelle città, carabinieri in campagna. Già fioccano polemiche politiche
Un annuncio sottovalutato (ma non da Firenzepost, che subito ha segnalato la rilevante novità) nella conferenza stampa ferragostana di Minniti è stato quello di una direttiva del ministro per il coordinamento delle specialità di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza e per una più efficiente presenza sul territorio, dividendo in particolare i compiti delle due principali forze di polizia, la Polizia di Stato nei capoluoghi, l’Arma dei Carabinieri nel resto del territorio (vale a dire in campagna).
Minniti ha ricordato i precedenti degli allora ministri Giorgio Napolitano nel 1998 e Beppe Pisanu nel 2006: lo scopo è sempre quello, ricorrente e mai raggiunto, di superare ridondanze e sovrapposizioni fra le varie forze presenti sul territorio. La direttiva attua il decreto legislativo 177 del 2016, che tra l’altro ha previsto l’assorbimento dei Forestali nei Carabinieri, e punta a evitare doppioni tra le specialità di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza e anche doppioni tra poliziotti e carabinieri nelle città.
SPECIALITA’ – Le specialità sono molteplici: dal controllo delle comunicazioni alle sofisticazioni alimentari, dalla sicurezza sul lavoro a quella del mare, dalla sicurezza stradale e ferroviaria a quella dei mezzi di pagamento. Oggi ogni forza di polizia ha una sua vocazione maturata negli anni e i doppioni verranno eliminati, così come si arriverà a razionalizzare i presidi decidendo in base alle esigenze di ciascuna zona. Si punta ad assicurare una presenza coordinata che privilegia l’impiego della Polizia di Stato nei comuni capoluogo e dell’Arma dei Carabinieri nel restante territorio, come spiega una nota del Viminale. Una riorganizzazione estremamente complessa che lascia prevedere la necessità di governare spostamenti logistici tra le forze dell’ordine.
Nella prima parte, si parla soprattutto dei criteri di riparto delle competenze tra le singole polizie, e dunque tra Guardia di finanza, Polizia, Carabinieri e varie specialità all’interno dei gruppi.
TERRITORIO – Ma è la seconda parte della direttiva quella che rischia di suscitare maggiori polemiche. Perché, come si legge nella nota diffusa dal Viminale, il documento «sulla base di parametri oggettivi connessi alle condizioni socio-economiche, infrastrutturali, della criminalità comune ed organizzata, rilevabili in ogni singolo contesto» indica i «criteri per razionalizzare la dislocazione dei presidi delle Forze di polizia con l’obiettivo di assicurare una presenza coordinata che privilegia l’impiego della Polizia di Stato nei comuni capoluogo e dell’Arma dei Carabinieri nel restante territorio».
A tal fine dovranno essere immediatamente rivisti da tutti i prefetti i piani di controllo coordinato del territorio che dovranno essere aggiornati e rafforzati- tenendo tra l’altro conto della necessità di garantire l’uniforme attuazione su tutto il territorio nazionale del 112 NUE – e fondati su criteri più evoluti volti ad assicurare il pieno e reciproco scambio informativo, anche attraverso l’attivo coinvolgimento delle polizie locali, che realizzino così un sistema integrato di sicurezza (così la nota ministeriale).
COORDINAMENTO – Minniti ha così toccato un punto nevralgico della problematica del coordinamento, che i prefetti conoscono molto bene: i Carabinieri non hanno mai rinunciato alla presenza (e alla visibilità) nelle grandi città e non accetteranno facilmente di essere relegati a svolgere le funzioni di quella che viene spregiativamente chiamata polizia di campagna. Sebbene non sia ancora arrivata una protesta ufficiale dalle rappresentanze del Cocer dei Carabinieri, che aspettano di leggere il documento integrale, è già montato il malumore fra i vertici e gli appartenenti all’Arma.
Anche tra i poliziotti, però, sono in molti a guardare con preoccupazione il testo: «Siamo già passati da 108 mila agenti a quasi 95 mila in pochi anni – spiega Daniele Tissone del sindacato di polizia Silp Cgil – c’è un piano preciso per tagliare buona parte dei presidi di polizia». E si teme che la direttiva possa dare un’accelerazione alla realizzazione del piano.
PRESIDI – Da qui a fine anno il progetto di revisione del ministero degli Interni prevede la chiusura di 50 posti di polizia, anche di specialità (postale e stradale soprattutto): «Faccio notare – dice ancora Tissone – che se non accade qualcosa, se non c’è un investimento nel settore, nei prossimi 14 anni andrà in pensione il 40% dei poliziotti».
NUMERO 112 – Altro punto rilevante della direttiva è la riorganizzazione del Numero unico di emergenza 112, anche dopo le recenti polemiche che hanno dimostrato il fallimento del sistema nella città dove è sperimentato. Addirittura si lamenta qualche morto per il ritardo degli interventi causato dall’indecisione per l’attribuzione di competenza.
Già fioccano i commenti politici: «II ministro dell’Interno Marco Minniti avrebbe intenzione di razionalizzare il coordinamento delle polizie» dice Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale. «Minniti – aggiunge- avrebbe affermato che è necessario procedere ad una razionalizzazione dei presidi «attraverso una presenza coordinata che privilegia l’impiego della Polizia di Stato nei capoluoghi e dell’Arma dei Carabinieri nel restante territorio», rispolverando il vecchio piano di Giannicola Sinisi (ex sottosegretario all’interno nei governi Prodi e D’Alema, ndr) della ruralizzazione dell’Arma. Della serie. Polizia in citta e Carabinieri in campagna».
Personalmente resto molto dubbioso sull’attuazione rapida della parte contestata della direttiva. I Carabinieri stanno ancora subendo le conseguenze organizzative dell’accorpamento con la Forestale. Un ulteriore sconquasso, con riflessi pesanti anche per l’immagine dell’Arma, relegata in campagna, non sarà certo accettato e realizzato facilmente né dai vertici né dalla truppa. Probabilmente si arriverà soltanto a realizzare qualche spostamento, qualche accomodamento senza cambiare moltissimo l’attuale sistema. La cui attuazione dovrà essere affidata alle capacità diplomatiche e al buon senso dei prefetti, una figura che è tornata nel mirino di Matteo Salvini e della Lega, che ne chiedono nuovamente l’abolizione, per affidare a organi politici (i sindaci) anche il coordinamento della sicurezza.
Ancora nessun commento da parte del segretario del Pd, Matteo Renzi, come noto grande sostenitore dell’Arma. Un motivo in più di screzio fra lui e Minniti, oltre a quelli già affiorati in tema d’immigrazione, evidenziati nella controversia fra il ministro Delrio, fedelissimo del segretario, e lo stesso Minniti.
Il sospetto, non poi così infondato, è che i leader della varie fazioni del Pd siano già in lotta fra loro per assicurarsi la pole position nella corsa alla poltrona di capo del governo dopo le legislative 2018, poltrona che non è detto spetti di diritto al segretario. Ma in tal modo chi ne farà le spese saranno ancora una volta gli italiani e in tema di sicurezza non è proprio il caso di imbastire pericolose battaglie politiche.
Wiliam Rosettini
Bisogna capire quale sicurezza possa esistere se il coordinamento fosse dato ai Sindaci. Rabbrividisco al solo pensiero di cosa possano combinare dei Sindaci senza alcuna competenza ne’ struttura di coordinamento. Il PD sta manifestando tutta la sua superficialita’, sembra che voglia giocare cone ha fatto con la Forestale, andando contro rpincipi Costituzionali e di Buon Senso. Sarebbe meglio rimandare il tutto ad un’altro Governo con piu’ senso pratico e possibilmente con piu’ SERIETA’. Vorrei proprio vedere questa armata brancaleone di ex Forestali, ex Carabinieri ed EX Polizziotti dietro le direttive di un raffazzolato Sindaco schiavo di giunte comunali senza capo ne code.