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Scuola: non risolto il problema dei supplenti. Denuncia del sindacato Anief

ROMA – La riforma della buona scuola di Renzi Giannini continua a evidenziare molte lacune. Tra una quindicina di giorni riprendono le lezioni ma il problema delle supplenze torna implacabile, soprattutto al Nord: a denunciarlo è l’Anief, sindacato della scuola.

Anief segnala che solo a Milano mancano 1.400 docenti di sostegno, quasi tutti alla primaria e alle medie. A Mantova sono assenti tra i 250 e i 300 docenti, appartenenti in prevalenza a matematica, italiano e sostegno. In Veneto scarseggiano i professori di Matematica e Scienze alle medie: in realtà ci sarebbero, ma sono quelli che hanno superato le prove suppletive del concorso a cattedra e ancora attendono di essere collocati in graduatoria. Anche in Liguria dopo le nomine in ruolo restano vuote 603 cattedre di sostegno su 1.320. Ma sul sostegno ci sono realtà difficili anche al Sud: in Sicilia quasi 5mila posti in deroga che andranno in larghissima parte ai precari.

Per il sindacato, largamente insufficiente è stata la trasformazione di 16mila cattedre dall’organico di fatto a quello di diritto. Inoltre, tanti docenti supplenti assegnati alle classi a inizio anno dovranno cambiare sede, perché gli Uffici Scolastici hanno pubblicato le liste provvisorie per l’aggiornamento delle graduatorie d”istituto a ridosso dell’inizio del nuovo anno.

«A ben poco è servita la riforma della Buona Scuola – commenta il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – come male organizzate sono state le 52mila immissioni in ruolo, visto che tra le 15mila e le 20mila sono andate perse perché gli abilitati della seconda fascia d”istituto sono stati lasciati fuori dalle GaE, peraltro nemmeno colpevolmente aggiornate. Eppure, rispetto al passato delle novità importanti ci sono: sono quelle che arrivano dai tribunali, nazionali e non. I quali pongono sullo stesso piano i diritti del personale precario con quello di ruolo: va ricordato, soprattutto, il diritto al risarcimento per i supplenti con tre anni di servizio svolto. E anche quello stipendiale, emesso di recente dalla Cassazione. Sono principi rilevanti, che aprono la strada a molti altri ricorsi orientati all’effettiva parità tra personale precario e di ruolo, ancora diviso da norme che il nuovo contratto dovrà necessariamente rivedere».

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