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Rio de Janeiro: ex presidenti Lula e Dilma accusati di corruzione nello scandalo Petrobras

RIO DE JANEIRO – Nuove tegole giudiziarie in arrivo per i due presidenti della repubblica, esponenti del partito dei lavoratori in Brasile, che hanno governato il paese negli ultimi anni. Il procuratore generale brasiliano, Rodrigo Janot, ha presentato denuncia alla Corte suprema contro gli ex presidenti della Repubblica, Luiz Inacio Lula da Silva e Dilma Rousseff, nell”ambito dell’inchiesta Lava Jato sui fondi neri Petrobras, la Mani Pulite locale.

Lula e Dilma, insieme ad altri sei importanti esponenti del loro Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra), sono accusati di associazione per delinquere. Secondo Janot, esistono forti indizi che il Partito dei lavoratori fondato da Lula abbia formato una “organizzazione criminale” per fuorviare denaro dal colosso statale del petrolio, Petrobras.

Gli accusati, in particolare, tra il 2002 e il 2016 avrebbero ricevuto tangenti per un ammontare complessivo di 1,5 miliardi di reais (oltre 400 milioni di euro). Per il procuratore generale, Lula e’ stato il grande ideatore della creazione di questa organizzazione criminale.

Lula era già stato condannato nel luglio 2017 a nove anni e mezzo di reclusione per un altro filone dello scandalo Petrobras. Il politico è stato dichiarato colpevole di corruzione attiva e passiva e riciclaggio di denaro, per i presunti fondi neri della compagnia petrolifera statale. La sentenza di primo grado è stata letta dal giudice Sergio Moro, titolare dell’inchiesta Mani Pulite del paese sudamericano.

Come si ricorderà il presidente Lula era stato il massimo protettore di Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac), condannato all’ergastolo in Italia per quattro omicidi commessi negli anni Settanta. Battisti, riparato in Francia e protetto dall’intellighenzia di sinistra transalpina, con a capo Carla Bruni, moglie dell’allora presidente della repubblica Sarkozy, fuggì dalla Francia per rifugiarsi in Brasile nel 2004. Tre anni dopo venne arrestato dall’Interpol a Rio de Janeiro. L’Italia ne chiese l’estradizione che venne concessa dal Tribunale Supremo federale nel 2009, ma nell’ultimo giorno del suo secondo mandato, il 31 dicembre del 2010, l’ex presidente Lula annullò la decisione del Supremo e permise a Battisti di rimanere in Brasile.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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