Fisco: prende quota l’ipotesi di una rottamazione bis nella prossima legge di stabilità
ROMA – Prende quota l’ipotesi di una rottamazione bis per dare un’altra opportunità a chi non ha aderito alla prima operazione di definizione agevolata dei debiti col fisco. Il governo starebbe studiando un decreto ad hoc da collegare alla manovra, in cui inserire una riapertura dei termini per la rottamazione delle cartelle ma anche alcuni rifinanziamenti di fondi ministeriali, a partire da quello delle missioni internazionali.
Un intervento urgente, viene spiegato, si rende necessario a fine anno proprio per iniettare risorse per i militari all’estero. Con l’occasione si metterebbe invece a punto un decreto composito da collegare alla legge di Bilancio, come accaduto lo scorso anno col decreto fiscale. In questo caso le misure sarebbero in parte a valere sul 2017, utilizzando risorse aggiuntive che deriverebbero dalla maggiore crescita, in parte sul 2018. Il veicolo, tra l’altro, potrebbe rivelarsi utile anche per inserire alcune altre misure urgenti, come la norma anti-scorrerie.
I dettagli della rottamazione bis invece non sarebbero ancora delineati. Nei giorni scorsi, anticipando la notizia, il Sole 24 Ore aveva indicato la possibilità che la riapertura riguardasse chi è rimasto escluso, per errori formali o rate non pagate, dalla prima rottamazione, che ha la seconda rata dei pagamenti fissata il prossimo 2 ottobre. Anche se sul tavolo – ma il tam tam non trova conferme – ci sarebbero ipotesi di forme di regolarizzazione più ampie, tali da prospettare incassi fino alla metà di quanto indicato con la prima operazione (circa 7 miliardi in due anni).
Tutte le decisioni sulla prossima manovra saranno prese comunque dopo l”approvazione della Nota di aggiornamento al Def, che dovrebbe essere discussa dal Consiglio dei ministri venerdì della prossima settimana. La nota dovrebbe essere poi trasmessa alle Camere entro il 27 settembre, come prescrive la legge, ma l’orientamento sarebbe quello di portare al voto le risoluzioni che la accompagnano, compresa la relazione del governo, da votare a maggioranza assoluta, che chiede al Parlamento l’autorizzazione a ridurre la correzione strutturale dei conti (dallo 0,8% indicato ad aprile allo 0,3%) visto il probabile via libera Ue allo sconto da circa 9 miliardi.
Con l’aggiornamento del Def il governo dovrebbe rivedere al rialzo le stime di crescita (all’1,4-1,5%) e potrebbe ritoccare oltre al deficit anche il target del debito, che dal prossimo anno dovrebbe iniziare a scendere in rapporto al Pil. Intanto la Banca d’Italia ha certificato a luglio l’ennesimo record, con il debito delle amministrazioni pubbliche che è arrivato a toccare i 2.300 miliardi.