Mostro di Firenze: chi eseguì le mutilazioni non era necessariamente un medico
PISTOIA – L’ipotesi che ad eseguire le mutilazioni sulle vittime dei delitti del mostro di Firenze sia stata una mano esperta, come quella di un chirurgo, è fantasia: questo, in sintesi, ciò che sostiene il professor Giovanni Marello dell’università di Firenze, che ha effettuato le autopsie su diverse vittime del cosiddetto Mostro di Firenze.
Marello ne ha parlato alla biblioteca San Giorgio di Pistoia intervenendo ad un convegno dove è stato presentato l’ennesimo libro sulla vicenda, quello del documentarista Paolo Cochi «Mostro di Firenze al di là di ogni ragionevole dubbio».
Il discorso del chirurgo come esecutore dei delitti per via della precisione delle escissioni, ha spiegato Marello, nasce essenzialmente dal fatto che sono tagli molto netti. Ma – ha chiosato Marello – qualsiasi persona con un coltello affilato è in grado di fare questi tagli netti, basti pensare con che facilità un contadino riesce a scuoiare un coniglio, eppure non è laureato in medicina.
Un caso ancora aperto quello dei delitti del Mostro di Firenze, come ha spiegato l”avvocato Vieri Adriani, che assiste i familiari delle vittime francesi uccise a Scopeti nel 1985, l’ultima coppia colpita nella serie di questi omicidi. L’archiviazione – ha detto l’avvocato Adriani – è una delle ipotesi possibili in un processo indiziario: però allo stato mi risulta che il procedimento penda perché ne ho avuta conferma stamani. Comunque ho chiesto il certificato di iscrizione nel registro delle notizie di reato ai sensi dell”articolo 335 del codice di procedura penale e dovrei riceverlo alla fine di questa settimana. All’iniziativa era presente anche l’avvocato Diego Capuano che assiste, nel procedimento che si è aperto a Firenze, Giampiero Vigilanti, l’ex militare della Legione Straniera che fu conoscente di Pietro Pacciani e che è indagato.
Noi siamo rimasti all”interrogatorio fatto in procura – ha detto il difensore di Vigilanti – rispetto al quale ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. Il momento non consentiva repliche, visto che noi non abbiamo oggettivamente accesso agli atti in possesso della procura, però allo stato risultiamo essere indagati.
Ma in realtà alla colpevolezza di Pacciani e dei suoi compagni di merende ci credono in pochi, forse solo i magistrati che hanno dipanato il caso.