Lavoro, Di Maio attacca i sindacati: «O si autoriformano o ci penseremo noi»
TORINO – Luigi Di Maio, candidato premier dei grillini, attacca i sindacati: «Se il Paese vuole essere competitivo le organizzazioni sindacali devono cambiare radicalmente.Dobbiamo dare possibilità alle associazioni giovanili di contare nei tavoli contrattazione, serve più ricambio nelle organizzazioni sindacali. O i sindacati si autoriformano o quando saremo al governo faremo noi la riforma. Un sindacalista che prende la pensione d’oro o finanziamenti da tutte le parti ha poca credibilità per rappresentare un giovane di trent’anni». Qualcuno, di rimbalzo, ha chiesto: si tratta di sindacalisti che hanno lavorato e versato contributi, oppure di persone che hanno fatto solo sindacato? Per capire: Di Maio uanto ha lavorato finora e quanto ha accantonato come contributi facendo politica? Chi conosce la materia lo ha subito bollato: «E’ diversamente renziano». Anche lancia presunte innovazioni, ma senza avere cognizione di quel che sostiene. E soprattutto senza avere presenti le conseguenze di eventuali manovre.
E allora? Di Maio insiste: «Serve una manovra choc sul costo del lavoro.Dobbiamo dare possibilità alle imprese e agli studi professionali di assumere per fare riprendere l’economia e dare gettito allo Stato. Così potremo pagare il debito e fare ulteriori investimenti per abbassare il costo del lavoro. Facciamo un po’ di deficit produttivo, investiamo nell’abbassamento del costo del lavoro, investiamo nei settori ad alto moltiplicatore è così rimetteremo in moto l’economia». Bravo: e se gli imprenditori non pagano tasse sul lavoro, chi è che le pagherà? Come andrà avanti il Paese con ricette economiche che non hanno nessuna base per poter essere attuate?
Poi altre frasi ad effetto, ma ancora basate su niente di concreto. Eccole: «Al di là di quello che vogliamosta arrivando la Smart nation, un nuovo modello di Paese in cui i lavori si trasformano e non dobbiamo avere paura che si perdano posti di lavoro. C’è una ricerca secondo la quale “il 50% dei posti di lavoro nel 2025 sarà legato al settore creativo, turismo, cultura e nuove tecnologie, mentre il 60% delle professioni attuali si trasformerà o sparirà. Cominciamo a investire in innovazione tecnologica – ha concluso – Internet è la più grande fabbrica di posti di lavoro per fare in modo che i giovani non se ne vadano all’estero».
Pronto il commento di Susanna Camusso,leader della Cgil: «Un linguaggio autoritario e insopportabile.Non è il primo che lo dice (di riformare i sindacati, ndr). Ce n’è stato un altro che poi ha fatto il jobs act. Di Maio dimostra tutta l’arroganza di chi crede che il pensiero sia solo di chi governa e non riconosce la rappresentanza».
Per Nicola Fratoianni segretario nazionale di Sinistra Italiana, «sono le solite vecchie ricette economiche fallimentari che l’unico grande partito del neoliberismo propone da 30 anni, con risultati che conosciamo molto bene. Devo ammettere chemi aspettavo qualcosa di più da una forza che si proponevala rivoluzione, e invecesi è già adeguata alle cavolate mainstream della politica politicante. Il coraggio di dire che sono 30 anni che la politica consente ad alcuni di arricchirsi sulla pelle della maggioranza delle persone e che lì bisogna agire, mi pare proprio che ce lo abbiamo solo noi. Servono più investimenti pubblici per aumentare il lavoro, progressività fiscale vera, lotta a mafie, corruzione e evasione».