Skip to main content
Natale 2025
Betori 32c7e453

Don Milani: la Chiesa (50 anni dopo) esalta le «Esperienze pastorali». L’elogio di Betori

Don Milani
Una foto di Don Lorenzo Milani con i ragazzi di Barbiana

FIRENZE – Don Lorenzo Milani è stato un caso per la Chiesa. A cinquant’anni dalla sua scomparsa, la rivalutazione della sua figura di sacerdote è stata completa. Le sue «Esperienze pastorali», messe all’indice a suo tempo, sono diventate patrimonio di tutta la comunità ecclesiastica. Lo scrive il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, nella sua relazione alConvegno su don Lorenzo Milani. Che riportiamo integralmente.

—————————————————————————–

Non vogliamo soltanto fare memoria di un presbitero fiorentino, don Lorenzo Milani, di cui ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte, ma soprattutto per individuare e tracciare, attraverso il contributo degli illustri relatori, invitati al presente Convegno, la portata ecclesiologica delle sue Esperienze pastorali.Ciò che mi ha mosso a voler organizzare l’odierno Convegno, tuttavia, non è un semplice approfondimento culturale o teologico dell’opera di don Milani: c’è qualcosa in più. Delineare il significato o le implicazioni ecclesiologiche delle Esperienze pastorali vuol dire prima di tutto riconoscere che l’esperienza è il punto di partenza di ogni riflessione teologica, anzi: l’esperienza è il luogo teologico per eccellenza. Una teologia che non parta dall’esperienza, e dunque dalla realtà, rischia di diventare una mera speculazione sul divino.È dall’esperienza di fede che scaturisce un’intelligenza di fede. E proprio per questa ragione la Facoltà Teologica è lo spazio migliore per riflettere sul contributo dell’opera di don Milani. È dalla sua experientia fidei che si può ricavare un’intelligentia fidei.

Tale intelligenza tiene conto – come ho già detto – del significato ecclesiologico. Non si tratta soltanto di sottolineare la valenza ecclesiale o l’attualità della proposta e della figura di don Milani, ma anche di capire cosa la sua esperienza ecclesiale abbia da dire oggi alla coscienza che la Chiesa ha di se stessa (questa è l’ecclesiologia).La Chiesa pensa se stessa attraverso l’esperienza di un suo ministro. Si può capire, in questo orizzonte, il significato del sottotitolo di questo Convegno: Don Lorenzo Milani e la “sua” Chiesa: da Calenzano a Barbiana. Dicendo “sua Chiesa” vogliamo indicare proprio la figliolanza con cui questo giovane prete fiorentino ha vissuto il suo ministero, seppure nella complessità delle circostanze. Ricordiamo quelle sue parole dense di passione: «Non mi ribellerò mai alla Chiesa perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati, e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa» (10 ottobre 1958).

Papa Francesco in diverse circostanze ha ricordato che la grandezza dell’operato del prete fiorentino risiede soprattutto nella sua ecclesialità. Egli stesso, rivolgendosi in un videomessaggio in occasione della presentazione dell’Opera omnia di don Milani alla fiera dell’editoria italiana (Milano, 19-23 aprile 2017), ha affermato a riguardo delle parole che ho prima citato: «Vorrei proporre questo atto di abbandono alla Misericordia di Dio e alla maternità della Chiesa come prospettiva da cui guardare la vita, le opere ed il sacerdozio di don Lorenzo Milani». E ancora: «Mi piacerebbe che lo ricordassimo soprattutto come credente, innamorato della Chiesa anche se ferito, ed educatore appassionato».

Dall’esperienza di fede di questo nostro sacerdote si dischiude – mi servo ancora delle parole del Papa – una «risposta all’esigenza del cuore e dell’intelligenza dei nostri ragazzi e dei giovani». E qui troviamo un altro segno del perché questo Convegno diocesano si svolge all’interno della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale: da un’esperienza di fede scaturisce quell’intelligenza che sa offrire risposte all’inquietudine del cuore di ogni ragazzo e ragazza che è in cerca della Verità. Solo un cuore inquieto, tuttavia, sa rispondere alle esigenze di altri cuori inquieti; è il Papa a ricordare di don Milani la sua «inquietudine spirituale, alimentata dall’amore per Cristo, per il Vangelo, per la Chiesa, per la società e per la scuola che sognava sempre più come “un ospedale da campo” per soccorrere i feriti, per recuperare gli emarginati e gli scartati».

Don Milani è uno dei protagonisti di quel nuovo umanesimo che trova in Cristo la sua origine, il suo fine e la sua forma. Egli, attraverso la scuola, è stato un maestro di umanizzazione, come ha ricordato Papa Francesco nella sua visita a Barbiana lo scorso 20 giugno: «di quella umanizzazione che rivendichiamo per ogni persona su questa terra, accanto al pane, alla casa, al lavoro, alla famiglia, fa parte anche il possesso della parola come strumento di libertà e di fraternità».

Questa esperienza di fede cosa ha da dire al modo con cui la Chiesa stessa oggi si autocomprende? Con questa domanda, che lascio volutamente aperta, saluto tutti voi, partecipanti al Convegno, augurando a ciascuno di poter cogliere quell’intelligenza che sa rispondere alle esigenze del proprio cuore sempre inquieto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741
FirenzepostAMP