Alberto Sordi e David Niven ne «I due nemici»: ma questa è una storia vera di guerra
Avevano divise diverse, uno dell’Italia mussoliniana e l’altro di Sua Maestà Britannica, e si erano affrontati nel deserto del nord Africa: ma alla fine si scoprirono quasi amici. Alberto Sordi e David Niven, nel 1961, portarono sullo schermo il riassunto di un pezzo di storia realmente vissute durante la seconda guerra mondiale con la regìa di Luigi Comencini. Il film, «I due nemici», mi è tornato in mente leggendo una piccola notizia di cronaca: ossia che un giornalista, nipote di un ufficiale inglese, è venuto in Italia per cercare gli eredi del «nemico» di suo nonno: un ufficiale d’artiglieria italiano fatto prigioniero nel 1942 nel deserto fra Libia e Tunisia. I due avrebbero avuto uno scontro e l’inglese i sarebbe preso tutto quello che l’italiano aveva, comprese alcune fotografie. Poi, con il passare degli anni, si è pentito dell’atto di ostilità e, proprio come David Niven con Sordi, avrebbe voluto fare il «presentat’arm» con il quale si chiude il film di Comencini.
FOTO – La storia, a Firenze, l’ha raccontata Shaun Smillie, appunto il giornalista che ha rivolto un appello al ministero della difesa italiano e allo stato maggiore dell’esercito perché vorrebbe restituire gli oggetti ai familiari del militare. L’ufficiale senza nome, spiega il magazine specializzato on line www.armymag.it che ha raccolto l’appello di Smillie, venne fatto prigioniero nel ’42 dai commando inglesi. Non se ne conosce il destino. Le uniche sue tracce sono, appunto, le 10 fotografie in bianco e nero in possesso del giornalista che cerca aiuto per identificare l’ ufficiale, trovare i suoi parenti e riconsegnare loro quelle foto. Per la famiglia Smillie, quelle foto sono bottino di guerra: William Findlay Smillie, nonno del giornalista, prese prigioniero l’ufficiale italiano e ha poi tentato, ma inutilmente, di conoscerne la sorte. «Ci fu un alterco – racconta il nipote – e nella rabbia il nonno lo spogliò di tutti i suoi beni, qualcosa che non aveva mai fatto prima. Gli uomini fanno cose cattive in guerra. Fin da bambino mi sono sempre chiesto chi fosse quest”uomo e se fosse riuscito a sopravvivere alla guerra, a tornare a casa. Di certo i suoi discendenti non hanno mai visto quelle immagini».
DISCENDENTI – Gli unici indizi sulle fotografie sono delle scritte a lapis sul retro. Immagini datate 1933 e scattate a Torino, Rivoli, Rovigno d’Istria. Il militare, ufficiale d’artiglieria stava frequentando la scuola di applicazione di Torino, mentre a Rovigno aveva avuto la prima destinazione operativa. Il resto è mistero. L’italiano, militare di carriera, forse maggiore o colonnello, fu costretto ad arrendersi ad una unità d’elite, il Long Range Desert Group (l’equivalente delle attuali Desert Rats) dell’ ottava armata britannica. William Findlay Smillie è morto nel 1998, a 80 anni. Fino all’ultimo aveva desiderato rintracciare l’ufficiale d’artiglieria. E restituirgli tutto. Il giornalista suo nipote, dopo 75 anni, ha l’incarico di completare la ricerca. E di fare il «presentat’arm» ai discendenti dell’antico nemico.