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Ex terroristi assunti da politici, associazioni, istituzioni. Alle loro vittime nessuno pensa

Birra

Proprio mentre infuriano nuovamente le polemiche sul caso di Cesare Battisti, fotografato con una birra in mano mentre irride i giornalisti e il popolo italiano, ancora una volta liberato dalla giustizia brasiliana e chissà quando estradato in Italia, il Giornale fa il punto sulla situazione di altri reduci degli anni di piombo, condannati e incarcerati (per poco, grazie alle leggi premiali), ma trionfalmente rientrati nella società civile, che avevano combattuto.

Soltanto in un paese come l’Italia gli ex terroristi, quando hanno scontato la pena e sono usciti di galera, hanno subito trovato un impiego lucroso ed immediato nell’orbita di cooperative, Caritas, università, Rai, sindacati e ministeri, quasi fosse loro dovuta una sorta di risarcimento sociale. Mentre i parenti delle loro vittime, a parte qualcuno che ha fatto carriera anche nei mass media, se la sono passata molto peggio. Riteniamo utile ricordare l’elenco di questi (ex) terroristi, che hanno scontato la pena, ma sono stati facilitati dalla politica nel reinserimento nella società, mentre tanti italiani meritevoli, soprattutto fra i giovani, patiscono la disoccupazione.

Ecco gli esempi più significativi, si tratta di alcuni nomi tristemente noti e di altri meno noti.

Adriano Sofri ha scontato la sua pena nel carcere di Pisa e non ha mai voluto chiedere la grazia, e ha scritto libri e svolto attività di opinionista per quotidiani. Roberto Del Bello, ex brigatista della colonna veneta, ha lavorato al Viminale come segretario particolare dell’allora sottosegretario Francesco Bonato. Sergio D’Ella, ex dirigente di Prima linea, è stato eletto deputato con la Rosa nel Pugno. Barbara Balzerani ha lavorato con la coop «Blow Up» di Trastevere specializzata nell’informatica musicale e ha scritto alcuni libri, tra cui «Compagna luna» per la Feltrinelli. Nel libro ha raccontato la sua storia e ammesso di essere colpevole di reati, in un momento particolare della storia d’Italia. Una storia ancora piena di lacune che gli ex terroristi non aiutano a colmare.
E ancora, Anna Laura Braghetti, la carceriera di Aldo Moro condannata all’ergastolo e poi in regime di semilibertà, ha lavorato nell’associazione di volontariato «Ora d’aria» e anche in un’agenzia del ministero del Lavoro. Silvia Baraldini, condannata dalla giustizia americana a 43 anni di galera per associazione sovversiva, nel 2002 ha collaborato con la giunta Veltroni in Campidoglio come consulente sul lavoro femminile. A Susanna Ronconi l’allora ministro Livia Turco aveva deciso di attribuire il ruolo di consulente ministeriale nell’ambito della lotta alla tossicodipendenza, ma il clamore fu tale che l’incarico venne ritirato. In Toscana tra gli ex di Prima Linea, Marco Solimano è stato consigliere dei Ds al Comune di Livorno e il fratello Nicola consulente della Regione per la nuova legge a tutela dei popoli Rom e Sinti.

Nel maggio scorso il deputato Pd Gero Grassi, componente della commissione d’inchiesta sul caso Moro, ha denunciato «la paradossale situazione di ex brigatisti che rifiutano un confronto con l’organismo parlamentare ma vestono i panni di conferenzieri negli istituti scolastici». II riferimento probabilmente a Renato Curcio, ideologo delle Br che ha girato l’Italia salendo in cattedra in scuole e università. Come Alberto Franceschini, cofondatore delle Br, mentre Adriana Faranda fu invitata, fra mille polemiche, nel 2016 a partecipare a un corso di formazione per i giudici.

Gli ex terroristi insomma sono rientrati a pieno titolo nella società. Merito anche di associazioni, istituzioni e formazioni politiche che li hanno aiutati nel reinserimento. A quando un bell’incarico per Cesare Battisti, posto che l’Italia riesca a farlo rientrare dal Brasile, dove viene ancora ospitato grazie alle compiacenti decisioni del Presidente Lula?


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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