Vicenza: assemblea dei sindaci, il presidente Bianco spara a zero contro la magistratura
In apertura del loro incontro nazionale di Vicenza i sindaci, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno duramente protestato contro certi atteggiamenti della magistratura, e in particolare contro il ricorso eccessivo all’ipotesi di abuso di ufficio.
Precisando il senso del suo intervento, Enzo Bianco, Presidente dell’Associazione nazionale dei sindaci italiani, e sindaco di Catania, spiega che una cosa è «la censura politica sempre legittima, altra la censura giudiziaria, l’avviso di garanzia che diventa già una pena, senza processo». Oggi, spiega il presidente ai suoi associati, davanti a Mattarella, che fra l’altro presiede il Consiglio superiore della magistratura, «assolvere il mandato affidatoci con l’elezione diretta dai cittadini non è facile né agevole».
Non per i tagli finanziari subiti «più di altre componenti della Repubblica, né per le pastoie burocratiche, le lungaggini, le lentezze, i divieti incomprensibili che come sassi sul cammino rallentano la nostra azione». Il vero problema è l’attacco alla «reputazione dei sindaci, un bene prezioso per la Repubblica, avamposto della democrazia. Non c’è giorno in cui, per un’avversità atmosferica, per un crollo, un incendio, un ritardo, un titolo di giornale, una notizia alla tv, un flash sui social media, non ci si chiede chi sarà iscritto nel registro degli indagati, e poi quando arriverà la richiesta di rinvio a giudizio».
Alla magistratura e ai media Bianco ricorda che «è facile sparare un titolo in prima pagina quando ancora non c’è un iscritto nel registro degli indagati, solo un sospetto, ma se poi c’è il proscioglimento o l’assoluzione, la notizia finisce a una colonna, cinque righe, in quindicesima pagina». Bianco cita il caso di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, indagato per la rottura di un argine «che però era della Regione e la cui manutenzione spettava alla Provincia».
Molte altre vicende alla fine si sono risolte in un nulla di fatto, «ma intanto la serenità è persa e sulle decisioni pesa una censura preventiva giudiziaria». L’avviso di garanzia regolato dall’articolo 323 del Codice penale «meglio non riceverlo proprio – dice Bianco – perché invece di una garanzia diventa una pena preventiva. Ed è assurdo che addirittura alcuni sostituti procuratori abbiano ipotizzato la violazione dell’art. 97 della Costituzione». Quello che fissa il principio del buon andamento della amministrazione. Insomma, «adesso basta», dicono i sindaci.
Una vera e propria rivolta, una dichiarazione di guerra dei primi cittadini esasperati da alcuni eccessi della magistratura, dovuti talvolta (vedi il caso di di Sinigaglia) alla scarsa conoscenza delle competenze nell’ambito della pubblica amministrazione. Ma intanto i magistrati che sbagliano restano impuniti.