Catalogna: Puigdemont fa il furbo e non risponde all’ultimatum di Rajoy
BARCELLONA – Il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, non risponde in modo esplicito al premier spagnolo Mariano Rajoy se abbia o meno dichiarato l’indipendenza della Catalogna, e propone due mesi di dialogo attraverso una mediazione. Nella sua risposta, inviata per fax prima dello scadere dell’ultimatum alle 10 di stamani, Puidgemont chiede inoltre un confronto diretto con Rajoy. Lo riferisce La Vanguardia. Puigdemont chiede di fermare la repressione contro la cittadinanza catalana, riferendosi alle violenze della polizia durante il referendum del 1 ottobre, e contro il ‘Govern’ per vie giudiziarie. Lo scrive la stampa spagnola.
Nella lettera di quattro pagine il presidente catalano propone una riunione urgente al premier spagnolo, Mariano Rajoy, e che le istituzioni e personalità internazionali, spagnole e catalane, che hanno chiesto di sospendere i risultati del referendum sull’indipendenza della Catalogna, possano esplorare la via del negoziato e verificare l’impegno di ciascuna parte per trovare una soluzione condivisa.
Con un tono che il sito web di El Pais definisce conciliante, Puigdemont afferma che la situazione in cui viviamo è di tale importanza che richiede risposte politiche e soluzioni che siano all’altezza, e ricorda di aver sospeso la dichiarazione di indipendenza e di aver proposto un’offerta sincera di dialogo. Non l’ho fatto per debolezza – scrive il presidente catalano – ma per avanzare una proposta onesta per trovare una soluzione per il rapporto tra lo Stato spagnolo e la Catalogna, rimasto bloccato da molti anni. Puigdemont assicura inoltre che la priorità del suo governo è cercare con determinazione il modo di dialogare: vogliamo parlare, come fanno le democrazie, aggiunge.
Sono ore di tensione: giovedì scade il secondo ultimatum, entro il quale il President, in caso di risposta affermativa, dovrà correggere. O scatterà l’articolo 155 della costituzione spagnola, che consente di sospendere l’autonomia catalana, destituire presidente e governo e prendere il controllo dei Mossos d’Esquadra. Con il rischio di un sollevamento del popolo indipendentista, finora sempre pacifico. Negli ultimi tre giorni Puigdemont ha studiato varie ipotesi di risposta con alleati e consiglieri. Le pressioni sono fortissime. La Cup, la sinistra secessionista, esige che risponda al ‘dikat’ di Madrid con una fuga in avanti. Annullando la ‘sospensione’ dell’indipendenza che aveva annunciato martedì e proclamando subito la Repubblica. L’ala moderata, nel Pdecat di Puigdemont, vuole invece dare spazio a un possibile negoziato, evitando di bruciare subito i ponti. C’è anche la preoccupazione di molti catalani per il rischio di un tracollo dell’economia dopo la fuga delle sedi sociali di 550 imprese.