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Fisco: novembre 2017 mese delle tasse. 55 miliardi allo Stato fra addizionali Irpef, Ires, Iva, Irap e ritenute d’imposta

ROMA – Ecco novembre, mese delle tasse: il governo incassa. Munifico con gli industriali, ai quali continua a regalare finanziamenti a pioggia, senza chiedere posti di lavoro in cambio, e senza scrupoli con i pensionati, ai quali nega perfino qualche spicciolo di perequazione, lo Stato italiano si appresta a rimpinguarsi attraverso una tempesta di scadenze fiscali: tra gli acconti e le addizionali Irpef, l’Ires, l’Iva, l’Irap e le ritenute di imposta i lavoratori dipendenti, gli autonomi, le imprese e i possessori di altri redditi saranno chiamati a versare all’erario 55 miliardi di euro. A darne conto è la Cgia di Mestre. L’imposta più impegnativa da onorare entro la fine del prossimo mese sarà l’acconto Ires in capo alle società di capitali che dovranno versare 14 miliardi. L’Iva dovuta dai lavoratori autonomi e dalle imprese ammonterà a 13 miliardi di euro, mentre i collaboratori e i lavoratori dipendenti attraverso i rispettivi datori di lavoro, daranno al fisco ritenute per un importo di 10,9 miliardi di euro. L’acconto Irpef darà luogo a un gettito di 7,7 miliardi, l’Irap, invece, costerà alle aziende 6,8 miliardi di euro. Le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi e l’addizionale regionale Irpef, infine, “peseranno” in ognuno dei due casi per 1 miliardo di euro.

«Nonostante le riforme avviate in questi ultimi 25 anni – ricorda il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – l’Italia è ancora a metà del guado. Sebbene non facciamo più parte del club dei Paesi unitari, non possiamo neppure considerarci un paese federale. Se sul fronte fiscale ancora adesso l’80% circa del gettito tributario finisce nelle casse dello Stato centrale, gran parte della spesa, depurata dagli interessi sul debito pubblico e dalla previdenza, viene invece gestita a livello locale. Il 53%, infatti, è in capo a Regioni, Province e Comuni. In altre parole, la quasi totalità delle nostre tasse finisce a Roma, ma oltre la metà delle uscite è gestita da governatori e sindaci».

In Italia il gettito tributario complessivo (imposte, tasse e tributi), ricorda la Cgia, supera i 490 miliardi di euro l’anno. Questa cifra così importante affluisce nelle casse dell’erario rispettando una serie di scadenze fiscali che, in termini economici, si concentrano prevalentemente tra novembre e dicembre e nei mesi di giugno e luglio. Uno dei contribuenti più penalizzati dal fisco italiano sono le imprese. Il carico di imposte e contributi previdenziali su queste ultime, infatti, non ha pari nel resto d’Europa. La percentuale in grado di dimensionare questo fenomeno è l’incidenza delle tasse pagate dalle aziende sul gettito fiscale totale. Se nel 2015 (ultimo dato disponibile) in Italia tale percentuale è stata del 14,9, in Irlanda ha toccato il 14,8, in Belgio il 12,9, nei Paesi Bassi il 12,7, in Spagna l’11,8, in Germania e in Austria l’11,6. La media dell’Unione europea è stata pari all’11,5%.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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