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Tasse: Renzi le ha tagliate solo per le grandi imprese, non per le piccole. La denuncia della Cgia di Mestre

Tasse

MESTRE – Gli Artigiani criticano le politiche fiscali del Governo Renzi, che hanno avvantaggiato solo le grandi imprese, penalizzando le piccole. Ma si sa che l’esecutivo del rottamatore era strettamente legato alla tutela degli interessi della finanza e della grande industria. Nel 2016, ricordano gli Artigiani, il Governo Renzi aveva deciso di tagliare le imposte sui redditi a tutte le imprese; a distanza di un anno l’operazione è andata in porto solo in piccola parte. Le attività interessate dalla contrazione dell’Ires, infatti, sono state poco meno di 630.000, che costituiscono solo il 13% circa del totale delle aziende
presenti nel Paese. L’Ufficio Studi della Cgia di Mestre rileva infatti che, se il taglio dell’Ires (Imposta sui redditi delle società di capitali) consente alle società di risparmiare 3,9 miliardi di euro di tasse all”anno, alle piccole e micro imprese, invece, lo slittamento dell’introduzione dell’Iri (Imposta sui redditi) non consentirà di risparmiare almeno 1,2 miliardi di euro di tasse all”anno.
«Pur riconoscendo che, rispetto a qualche decennio fa, tra le società di capitali troviamo anche le piccole imprese – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – è indubbio che il taglio dell’Ires ha avvantaggiato soprattutto le grandi, in particolar modo quelle appartenenti al settore energetico e a quello minerario. E sebbene la riduzione dell’Ires sia stata in parte bilanciata dall’attenuazione degli effetti positivi dell’Ace, ancora una volta si è prestata attenzione solo alle istanze sollevate dalle imprese di maggiore dimensione – accusa – mentre alla stragrande maggioranza delle attività che non pagano l’Ires non è stato riservato alcun vantaggio fiscale».
Se da quest’anno, infatti, l’Ires è scesa di 3,5 punti attestandosi al 24%, per le piccole e micro imprese l’introduzione dell’Iri, prevista nel 2017 con un’aliquota del 24%, slitta, secondo la legge di Stabilità in discussione in Senato in questi giorni, al 2018. La causa di questo rinvio per la Cgia è la mancanza di copertura finanziaria. Per Zabeo va comunque segnalato che a fronte della contrazione dell’Ires, alle società di capitali è stata ridimensionata l’Ace (Aiuto
alla crescita economica); una misura, quest’ultima, nata qualche anno fa per premiare le imprese che si capitalizzavano.
L’impatto economico negativo di questo intervento è di 1,7 mld di euro. Pertanto, agli effetti positivi del taglio dell’Ires (3,9 mld) va sottratto il ridimensionamento dell’Ace che, comunque, consente alle società di capitali di guadagnare 2,2 mld di euro all’anno.
«Oltre a ridurre il peso delle tasse – dichiara il segretario della Cgia Renato Mason – è necessario, in particolar modo per le micro imprese, diminuire anche il numero di adempimenti fiscali che, invece, continua ad aumentare e costituisce un grosso problema per moltissime attività». Le aziende che da quest’anno potranno contare sulla più elevata riduzione dell’Ires sono quelle riconducibili alla fornitura di energia elettrica, gas, con un risparmio medio di imposta per impresa pari a poco più di 39.300 euro e le attività di estrazione di minerali da cave e miniere che beneficeranno di 34.000 euro circa di risparmio fiscale. L’unica novità fiscale positiva per le piccolissime imprese, così come previsto dalla manovra correttiva approvata nella primavera scorsa, sarà l’addio agli studi di settore che verranno sostituiti dagli indicatori di affidabilità economica. Prima della fine di quest’anno, infatti, il debutto delle nuove pagelle fiscali relative all’anno di imposta 2017 interesserà una settantina di categorie su un totale di 193 che attualmente sono sottoposte agli studi.
«Per molti lavoratori sarà la fine di un incubo – conclude Zabeo – anche se sarà necessario monitorare il periodo di transizione di questi nuovi strumenti. I nuovi indicatori di affidabilità fiscale che sostituiranno gli studi di settore, infatti, dovranno garantire una riduzione delle tasse e una maggiore semplificazione nei rapporti con il fisco».

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