Statali contratto: con il primo aumento di stipendio arriveranno anche gli arretrati, nel 2018
ROMA- Mercoledì 8 novembre riparte la trattativa per il contratto degli statali, per il rinnovo 2016-2018. In ballo aumenti da 85 euro mensili, stanziati nella manovra che salva anche il bonus Renzi, come garantito dalla ministra della P.a, Marianna Madia. L’obiettivo è caricare la prima tranche sulle buste paga dei primi mesi del 2018. Ma i dipendenti pubblici hanno già maturato gli arretrati 2016 e 2017. Con i primi aumenti sullo stipendio arriverà quindi anche l’una tantum, una tranche, che ristorerà gli scatti del biennio. Dote a cui aggiungere 85 euro dal prossimo anno.
I sindacati si presentano con atteggiamento positivo all’incontro. Antonio Foccillo, Segretario confederale UIL: «Le risorse finalmente ci sono ma per garantire il bonus occorrerebbe aumentare un po’ il tetto dei redditi di circa 200-300 euro. E dunque portando la fascia, già aumentata di 600 euro: dai 24.600-26.600 attuali a 24.800-26.800. La Uil chiede che si proceda a una trattativa non stop per accelerare. Dobbiamo ripartire per chiudere la partita entro dicembre.»
Ma non è tanto la questione risorse a preoccupare quanto il rispetto dell’accordo sulla parte normativa. I sindacati invocano l’avvio di nuove relazioni sindacali in fase di contrattazione all’Aran. «L’aspetto più importante per noi – spiega ancora Foccillo- riguarda il capitolo relazioni sindacali che devono cambiare privilegiando la fonte contrattuale quale luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro. Vanno definite le nuove regole, in sede di trattativa, per quanto attiene il rapporto di lavoro tra datore e dipendenti e quindi, tanto per fare un esempio, le parti sociali devono definire contrattualmente l’orario di lavoro dei dipendenti di quella determinata amministrazione, ministero o scuola che sia, non quando deve essere aperto un determinato ufficio, una decisione che spetta invece alla singola amministrazione».
Sulla scorta dell’accordo firmato il 30 novembre 2016 dal ministro Marianna Madia e Cgil Cisl e Uil infatti, ricorda Franco Marini, responsabile funzione pubblica per la Cgil: «l’asse tra legge e contrattazione viene spostato restituendo alla contrattazione una funzione maggiore rispetto a quanto aveva determinato la legge Brunetta. Si tratta di un requisito fondamentale per rendere protagonista della riforma Pa il lavoratore e fare in modo che la contrattazione diventi la leva per dare risposte all’altezza dei bisogni dei cittadini, e non solo come difesa corporativa della categoria».
Organizzazione del lavoro, valorizzazione delle professionalità e non ultimo stabilizzazione del precariato, sono questi i pilastri del confronto tra i Pa e sindacati, sui quali i rappresentanti dei lavoratori chiederanno avere voce in capitolo, da adesso in poi. E si tratta della fase più delicata e difficile della trattativa, una volta che è stato superato lo scoglio economico.