Torino: Piazza San carlo, la procura invia 20 inviti a comparire. Anche Sindaco e Questore
TORINO – Dopo mesi di indagini approfondite e delicate la Procura della repubblica di Torino ha inviato venti inviti a comparire alla sindaca, Chiara Appendino, al Questore, Angelo Sanna, a funzionari di comune, questura, enti interessati. Il Comune, la questura, la polizia municipale, le articolazioni della prefettura, tutti coinvolti. Sono venti gli inviti a comparire spiccati oggi a Torino nell’inchiesta per i fatti di piazza San Carlo, dove la sera del 3 giugno, durante la proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League, le ondate di panico provocarono 1.526 feriti e, quindici giorni dopo, la morte della trentottenne ossolana Erika Pioletti.
Tra i destinatari compare il nome della sindaca Chiara Appendino e del suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana, del questore Angelo Sanna e del suo braccio destro Michele Mollo insieme a quello del commissario Angelo Bonzano, che quella sera aveva le responsabilità dell”ordine pubblico; dirigenti e funzionari di Palazzo Civico, l’ufficiale dei vigili urbani Marco Sgarbi, un viceprefetto, i vertici di Turismo Torino (l’agenzia comunale che si occupò dell’organizzazione) Maurizio Montagnese e Danilo Bessone, il progettista Enrico Bertoletti. I reati sono disastro, lesioni e omicidio nella versione colposa.
«Come sempre – dice Appendino – offrirò la massima collaborazione agli inquirenti, poiché è interesse di tutta la cittadinanza che vengano ricostruiti i fatti e definite le responsabilità di ognuno».
Il procuratore capo, Armando Spataro, precisa che i provvedimenti sono finalizzati ad acquisire le dichiarazioni difensive delle persone che accetteranno di rispondere, così da poter eventualmente compiere conseguenti ulteriori accertamenti anche nel loro interesse, sicché non possono in alcun modo essere considerati equivalenti ad atti di promovimento dell’azione penale. Ma le ipotesi d’accusa contenute negli avvisi di garanzia sono disegnate con precisione: ognuna è diversa dall’altra a seconda del grado, del ruolo e dell’incarico del destinatario. L’articolo 40 del codice penale è chiaro: se accade un evento che avevi l’obbligo giuridico di impedire, è come se lo avessi cagionato.
L”interrogatorio di 200 testimoni e l’analisi di centinaia di filmati e fotografie non ha permesso di capire chi o che cosa scatenò il caos. Fu verosimilmente la paura di un attentato terroristico, come scrivono gli inquirenti, a trasformare i 30 mila in una mandria impazzita. Ma il problema sono le lacune, le omissioni, i provvedimenti sbagliati.
Era una festa che, a conti fatti, non doveva nemmeno essere organizzata. Due riunioni frettolose (la prima, il 26 maggio, convocata via whatsapp), un budget risicato, un solo maxischermo, sotto il quale si accalcarono i tifosi, invece di due come per la finale del 2015. La questura che ordina di chiudere l’intera piazza lasciando solo due varchi minuscoli. La polizia municipale che non interviene quando i venditori abusivi smerciano le vietatissime bottiglie di birra. La piazza che non viene ripulita nemmeno quando diventa un tappeto di taglienti cocci di vetro. Spataro si toglie anche un sassolino dalla scarpa vergando un comunicato in cui puntualizza che nonostante alcune gratuite polemiche cui questo ufficio è rimasto doverosamente estraneo, va sottolineato che le indagini sono state effettuate in tempi rapidi, tenendo conto anche dei tre mesi in cui le parti lese potevano presentare una querela: si sono fatti avanti in trecentoquindici.
Carlo Rienzi, presidente del Codacons invita a costituirsi parte offesa nel procedimento tutti quei cittadini che la sera del 3 giugno scorso si trovavano in piazza San Carlo e sono stati coinvolti nel tragico evento hanno il diritto ad essere risarciti. All’indomani della tragica serata, il Codacons aveva presentato un esposto, chiedendo alla magistratura torinese di indagare sia il sindaco Chiara Appendino, sia le forze dell’ordine e i rappresentanti delle istituzioni, accertando le loro responsabilità in merito alle gravi falle sul fronte della sicurezza registrate a Piazza San Carlo.
Bene dunque – conclude Rienzi – che la procura abbia accolto tutte le nostre richieste, indagando il primo cittadino e il questore di Torino, oltre a vari funzionari interessati dalla vicenda.