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Taranto: 15 persone rinviate a giudizio per le contestazioni a Renzi

TARANTO – Ricordando i cartelli che sono scritti sotto i tralicci dell’alta tensione si potrebbe parafrasare «chi tocca Renzi muore». Dopo i molti interventi decisi della polizia contro i risparmiatori che hanno protestato ovunque contro il duo Renzi-Boschi per la sparizione dei loro risparmi, adesso la magistratura di Taranto prende di mira i contestatori dell’allora premier nel 2016.

Il gup del Tribunale di Taranto Paola Incalza ha rinviato a giudizio 15 persone in relazione ai disordini provocati il 29 luglio 2016, in occasione della partecipazione dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi alla cerimonia di inaugurazione del secondo piano del museo nazionale archeologico Mar.Ta. Tra gli imputati vi sono due coordinatori dello Slai Cobas, Ernesto Palatrasio e Margherita Calderazzi, e l’operaio Ilva Cataldo Ranieri, uno dei portavoce del «Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti».

Le indagini compiute dalla Digos hanno permesso agli inquirenti di individuare i presunti autori dei disordini, evidenziandone i diversi profili di responsabilità penale. Gli imputati rispondono a vario titolo di violenza, minacce, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. In due sono stati riconosciuti responsabili dell’accerchiamento nei confronti del deputato del Pd Michele Pelillo, il quale, al termine della cerimonia al museo, recandosi a piedi verso la Prefettura, «fu raggiunto da oggetti lanciati da alcuni manifestanti», tra cui un «sacchetto dal quale fuoriusciva materiale in polvere di colore nero». Secondo le contestazioni del pm Giovanna Cannarile, «i manifestanti, contravvenendo alle prescrizioni della Questura, tentarono più volte di forzare lo schieramento di polizia: in quei frangenti dai più facinorosi furono lanciati oggetti pericolosi verso il dispositivo di sicurezza e fu colpito un dirigente della Polizia di Stato». La prima udienza del processo è fissata per il 5 aprile 2018.

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