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Scatta il primo tax day: il 16 novembre pagheremo 26,5 miliardi

ROMA – Scatta domani il primo tax day di novembre. Mese, quest’ultimo, notoriamente caratterizzato da un’elevatissima concentrazione di pagamenti molto onerosi a favore dell’erario. Importi che non hanno eguali nel resto dell’anno: tra l’Iva, le ritenute dei dipendenti e dei collaboratori, l’addizionale regionale e comunale Irpef, le
ritenute dei lavoratori autonomi e quelle sui bonifici, il fisco incasserà 26,5 miliardi. Altri 28,5 miliardi dovranno essere versati entro giovedì 30 novembre.
A dirlo è la Cgia: secondo l’ufficio studi degli artigiani mestrini l”imposta più impegnativa da onorare entro domani è il versamento dell’Iva che ai lavoratori autonomi e alle imprese costerà 13 miliardi di euro, mentre i collaboratori e i
lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, daranno al fisco ritenute per un importo di 10,9 miliardi di euro.

Le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi e l’addizionale regionale Irpef peseranno in ognuno dei due casi per 1 miliardo di euro, mentre l’addizionale comunale Irpef e le ritenute dei bonifici per le detrazioni Irpef dreneranno, rispettivamente, 400 e 163 milioni di euro.
In linea puramente teorica – sottolinea Paolo Zabeo coordinatore della Cgia – quest’anno ogni italiano, dal neonato
all’ultracentenario, pagherà mediamente 8 mila euro di imposte e tasse allo Stato, importo che sale a quasi 12 mila euro se si considerano anche i contributi previdenziali. E la serie storica indica che negli ultimi 20 anni le entrate tributarie nelle casse dello Stato sono aumentate di oltre 80 punti percentuali, quasi il doppio dell”inflazione che, nello stesso periodo, è salita del 41 per cento. Oltre a ridurre il peso delle tasse – conclude Paolo Zabeo – è necessario diminuire anche il numero degli adempimenti fiscali che, invece, continua ad aumentare e costituisce un grosso
problema per moltissime aziende. Non dobbiamo dimenticare che i più penalizzati da questa situazione, così come avviene per le tasse, sono le piccole e piccolissime imprese che, a differenza delle realtà più strutturate, non dispongono di una organizzazione amministrativa in grado di farsi carico autonomamente di tutte queste incombenze.
La conferma che in Italia il peso delle tasse è troppo eccessivo emerge anche dal confronto sul tax freedom day dei
principali paesi Ue. Nel 2016, infatti, in Italia le famiglie e le imprese hanno idealmente terminato di onorare il fisco il 3 giugno, praticamente dopo 154 giorni di lavoro. Rispetto a noi, in Germania la liberazione è avvenuta 7 giorni prima (27 maggio), nel Regno Unito hanno festeggiato con 27 giorni di anticipo (7 maggio) e in Spagna quasi un mese prima (6 maggio). Un’altra conferma che l’Italia del Pinocchio Renzi non ha assolutamente diminuito le tasse, ma anzi resta saldamente al comando della classifica europea. Solo in Francia ( non a caso il paese del socialista Hollande) la situazione è peggiore della nostra: nel 2016 il giorno di liberazione fiscale è scoccato il 24 giugno, 21 giorni dopo il nostro.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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