Elettorale: la Boschi contesta la formazione dei collegi e litiga con Minniti. Renzi e il pd s’infuriano
Governo messo sotto accusa dal Pd per i collegi sbagliati, soprattutto in Toscana, la regione di Matteo Renzi. Nella nuova mappa elettorale disegnata da Istat Rignano sull’Arno viene unito a Livorno. Mentre il treno attraversa la Toscana, Renzi si sfoga coi giornalisti: «Vi rendete conto che il collegio di Rignano è stato incluso in quello plurinominale di Livorno? L’Istat lo ha attaccato lì anziché a Firenze. Comodo, no? Se mi candido a Rignano sono capolista a Livorno, è meraviglioso…». L’ironia del segretario Pd è una conferma del malessere che alberga nel partito e in parte del centrosinistra, sulla bozza di mappa dei collegi elettorali per il Rosatellum.
Nel fuoco della critica si è ritrovato Marco Minniti, ministro dell’Interno, per aver concesso carta bianca agli esperti dell’Istat, una commissione di dieci professoroni guidati dal presidente dell’istituto, Giorgio Alleva. Per essere super-corretto, è l’accusa, Minniti ha consentito pasticci. Ma anche maria Elena Boschi è sotto accusa, in seno al Governo avrebbe dovuto tutelare Pd e segretario. Per questo la sottosegretaria a Palazzo Chigi si è fatta subito portavoce dei malumori Dem.
Ironia renziana a parte, il tempo stringe e qualche nodo politico esiste. Il decreto del governo è stato trasmesso alle Camere e assegnato alle commissioni Affari Costituzionali, che da martedì lo esamineranno in parallelo. Il parere delle Camere, non vincolante, deve arrivare entro sabato 9 dicembre. Due giorni dopo scadranno i 30 giorni dalla pubblicazione della legge elettorale in Gazzetta, concessi al governo per varare i nuovi collegi.
Tuttavia lo stesso esecutivo, nella relazione accompagna il decreto legislativo, ha manifestato perplessità su alcune scelte adottate dalla commissione di esperti, guidati dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva. In ciascuna circoscrizione, i collegi sono stati costituiti proporzionalmente alla popolazione (misurata con l’ultimo censimento del 2011).
Il risultato è che, nelle regioni del nord, crescono i seggi da assegnare coi collegi uninominali: 6 in più rispetto a quelli per il Senato del 1993, epoca Mattarellum. Uno dei criteri era che il collegio non potesse discostarsi, per eccesso o per difetto, dal 20% della media degli abitanti della circoscrizione. Dunque è stato necessario variare il numero dei collegi in 8 circoscrizioni: Lombardia 2, Lombardia 3, Veneto 1, Veneto 2, Emilia Romagna, che acquistano seggi; e Umbria, Sicilia 1 e Basilicata, che invece li perdono (la Lucania addirittura 3).
Oltre ai dubbi del governo, la mappa uscita dal cervello dei saggi crea scontento a sinistra («E una legge truffa – protesta il deputato Gianni Melilla, di Mdp -. Nove regioni avranno un solo collegio senatoriale plurinominale con lista bloccata»). Dal centrodestra il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta: «Non ci stiamo a un mercato delle vacche, meglio prendere a scatola chiusa il lavoro della Commissione». Critici i Cinquestelle, con Danilo Toninelli: «Botte da orbi dentro e fuori i vecchi partiti sui collegi. L’ultimo round tra Boschi e Minniti sulla Toscana scrive in un tweet.
La questione è ingarbugliata, il tempo per intervenire è poco, le forze politiche e il Parla,mento non sembrano aver una linea comune per correggere gli eventuali squilibri. Un altro pasticcio che scontenta Renzi e che vede coinvolta in pieno Maria Elena Boschi, che però resta imperterrita al suo posto di comando, inchiodata sulle seggiola, come tanti altri in passato. Niente di nuovo sotto il sole, solo Tavecchio è stato costretto a dimettersi; di recente, da Cancellieri in poi, per i politici la storia è sempre stata diversa.