
Pagamenti della Pubblica amministrazione: La Ue porta l’Italia davanti alla Corte di giustizia per i gravi ritardi
BRUXELLES – Un’altra delle promesse da marinaio di Renzi viene adesso sanzionata, in una famosa giornata a Porta a Porta promise davanti agli italiani e a Vespa che sarebbe andato a piedi a Monte Senario se, entro la data del suo compleanno (21 settembre), il Governo non avesse saldato tutti i debiti.
Cosa che puntualmente non si è avverata, e quindi la Commissione Ue ha deciso di portare l’Italia davanti alla Corte di giustizia europea per i «ritardi sistematici» dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. A tre anni dall’apertura della procedura d’infrazione e dopo un ulteriore avvertimento lo scorso febbraio, nonostante «gli sforzi fatti» la media dei tempi dei pagamenti resta secondo Bruxelles a «100 giorni» e «con picchi che possono essere nettamente superiori».
Da qui la decisione della Commissione Ue di deferire l’Italia alla Corte. Secondo la direttiva Ue sui ritardi di pagamento le amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare le merci e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in circostanze eccezionali, entro 60 giorni dal ricevimento della fattura. La Commissione Juncker attribuisce una «grande importanza» al rispetto di questa normativa, e pertanto «persegue una rigorosa politica di applicazione» anche perché, sottolinea, «la puntualità dei pagamenti è particolarmente importante per le pmi che confidano in un flusso di cassa positivo per assicurare la propria gestione finanziaria, la propria competitività e, in molti casi, la propria sopravvivenza». Bruxelles «riconosce» quindi «gli sforzi compiuti dal governo italiano» in questi anni «per migliorare la situazione in seguito all’avvio della procedura di infrazione con lettera di costituzione in mora nel giugno 2014 e il successivo invio del parere motivato nel febbraio 2017». Ma, evidenzia Bruxelles, «a più di tre anni dall’avvio della procedura di infrazione le amministrazioni pubbliche italiane necessitano ancora in media di 100 giorni per saldare le loro fatture, con picchi che possono essere nettamente superiori».

PIERLUIGI
Seguo la politica dal dopoguerra, purtroppo sono molto anziano per non dire vecchio.
Fra tutti i governi che si sono avvicendati dal 1946 ad oggi, non ho mai trovato uno sbruffone come questo.
Anche la vicenda dei rimborsi da parte dello stato è stata un fallimento.
Mi meraviglio che l’attuale premier decanti tanto la ripresa dell’occupazione, visto che si tratta di una presa di giro, non precaria, ma a tempo indeterminato.
A quando un minimo di umiltà e dire con franchezza che questo Stato è
veramente un esattore e niente di più?