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Milano: giudice del tribunale civile accorda il premio alla nascita a tutte le future madri straniere

Milano Tribunale

MILANO – I giudici, anche costituzionali, si preoccupano dell’equilibrio del bilancio dello Stato solo quanndo si tratta di stangare i pernsionati. Se si tratta di accordare benefici agli extracomunitari, esclusi per fortuna quelli irregolari, largheggiano e rischiano di causare buchi nella casse pubbliche. Ma per i migranti tutto è giustificato.

Ha carattere discriminatorio la condotta dell’Inps consistente nell’aver introdotto requisiti non previsti dalla legge del 2016 per poter beneficiare del cosiddetto ‘premio alla nascita’ come il permesso di soggiorno di lungo periodo. Il premio va quindi esteso a tutte le future madri straniere regolarmente presenti in Italia che ne facciano domanda. Lo ha deciso il giudice del Tribunale civile di Milano accogliendo il ricorso di APN – Avvocati per niente Onlus, A.S.G.I. Associazioni Studi Giuridici sull’Immigrazione e Fondazione Guido Piccini per i Diritti dell’Uomo Onlus.

“Per quanto attiene le modalità attraverso cui ordinare la cessazione del comportamento pregiudizievole e l’adozione di provvedimenti idonei a rimuovere gli effetti della discriminazione – scrive il giudice – si rileva che” alla luce della legge e della disciplina comunitaria di riferimento, “l’unica possibile soluzione è quella di estendere il beneficio assistenziale denominato ‘premio alla nascita’ a tutte le future madri regolarmente presenti in Italia che ne facciano domanda e che si trovino nelle condizione giuridico-fattuali” previste dalla legge stessa. “Infatti – scrive il magistrato – se è pur vero che la disparità di trattamento può essere superata anche attraverso l’introduzione di requisiti ulteriori a carico dei cittadini comunitari, è altrettanto indiscutibile che l’odierno giudicante deve adottare una soluzione conforme al diritto interno e comunitario, non potendosi in alcun caso sostituire al legislatore”.

“Abbiamo chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al ministero del Lavoro e al Mef se intendano confermare l’orientamento finora espresso sulla limitazione del “Bonus mamma domani” alle residenti e immigrate con permesso di lungo soggiorno. Il Governo non ci ha ancora risposto. Così Giuseppe Conte, responsabile relazioni esterne dell’Inps, ha commentato la decisione del tribunale di Milano di condannare l’Inps per discriminazione contro le donne madri che hanno chiesto il bonus avendo solo il permesso di lavoro breve e non quello di lungo soggiorno. Il “Bonus mamma domani” consiste in una una tantum di 800 euro che l’Inps eroga alla nascita del figlio (per il 2017). L’Inps nella circolare sul bonus aveva introdotto, seguendo le indicazioni dei ministeri vigilanti, gli stessi requisiti previsti per il bonus bebè (una misura che era legata al reddito e che veniva erogata mensilmente e non una tantum).

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