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Pensioni d’oro, scontro Di Maio (M5S) – Damiano (PD). Il primo vuole abolirle, il secondo risponde: non si può

Tornano in auge nel dibattito politico alcuni argomenti abusati, in particolare stavolta le pensioni d’oro, oggetto di un botta e risposta al fulmicotone fra l’autocandidatosi premier del M5S, Luigi Di Maio, e l’onorevole Cesare Damiano (Pd), che contesta le tesi a suo avviso un po’ stravaganti del grillino.

Parte lancia in resta Di Maio il quale afferma che le cosiddette pensioni d’oro peserebbero per 12 miliardi, e grazie alla loro abrogazione si potrebbe cominciare a abolire la legge Fornero. Lo ha detto a Radioanch’io su Radio Rai 1. Di Maio ha spiegato che M5s, se andrà al governo, mira a superare la legge Fornero partendo dai lavori usuranti. E poi vogliamo abolirla gradualmente totalmente ha aggiunto.

Alla richiesta di spiegazioni da parte dell’intervistatore, il leader di M5s ha replicato: «Vogliamo tornare all’età pensionabile che c’era prima della legge Fornero, attingendo dalle risorse sia delle pensioni d’oro che oggi ci costano 12 miliardi di euro». L’intervistatore ha messo in discussione tale cifra: «Sì, sono 12 miliardi – ha insistito Di Maio – possiamo iniziare dai lavori usuranti poi negli anni successivi abolirla del tutto attingendo dai 50 miliardi di sprechi del bilancio dello Stato che non certifico io ma il centro studi di Confindustria». In realtà Di Maio fa riferimento certo a dati Confindustria solo per quanto concerne gli sprechi, mentre per quanto riguarda le pensioni cd d’oro si aggrega alla campagna condotta da tempo dai vari Mario Giordano, Giorgia Meloni e altri.

Replica al fulmicotone di Cesare Damiano: «Se Di Maio vuole recuperare 12 miliardi dalle pensioni d’oro per superare la legge Fornero, ci deve spiegare che cosa intende per pensioni d’oro. Dato che la matematica non è un’opinione, per recuperare 12 miliardi bisognerebbe azzerare (non pagarle più) tutte le pensioni dai 5.500 euro lordi mensili in su, il cui ammontare lordo annuo corrisponde appunto a quella cifra, incluse le tasse già pagate allo Stato (Fonte: Itinerari Previdenziali su dati Inps 2015). Poiché l’operazione azzeramento non si può ovviamente fare – prosegue – per risparmiare (in percentuale per ciascuna pensione) un valore di 12 miliardi, bisogna andare a toccare le pensioni di importo molto inferiore dove, di dorato, non c’è proprio niente. Al massimo abbiamo qualche pensione di bronzo, perché parliamo di impiegati e operai. Sarebbe ora – continua Damiano – di smetterla di fare sparate sul tema della previdenza mettendo in allarme i pensionati. Suggerisco a Di Maio, al fine di individuare cosa sono le pensioni d’oro, di adottare almeno il criterio indicativo dei 5.000 euro netti mensili, circa 7.500 euro lordi, vale a dire 14/15 volte il minimo. Da quella soglia in su, che non riguarda sicuramente gli operai, si possono fare operazioni di risparmio dalle quali, però, non si ricavano sicuramente grandi cifre. Tutto il resto è fantasia», conclude. Elementare Watson, direbbe Sherlock Holmes.

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