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Ius soli, ius culturae: la Chiesa per sostenerlo si aggrappa anche alla Federazione gioco calcio

ROMA – L’Avvenire, il giornale dei Vescovi, non demorde e continua imperterrito, nonostante la batosta subita dalla Chiesa e dalle sinistre, la sua lotta a favore dello ius soli. Sciolte le camere e definitivamente naufragato il progetto di imbarcare centinaia di migliaia di nuovi cittadini, adesso si comincia a fare il lavaggio del cervello per imporre questa norma all’inizio della nuova legislatura.

E per far questo Avvenire usa un sistema subdolo ma intelligente, lodando la riforma dell’articolo 40 delle Norme organizzative interne della Figc (Noif), che ha sostanzialmente introdotto il principio dello ius culturaee dello ius soli.

Già nel febbraio 2016 era entrato in vigore lo “ius soli sportivo”, ossia la possibilità per i minori stranieri regolarmente residenti in Italia «almeno dal compimento del decimo anno di età» di essere tesserati presso le federazioni sportive «con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani». Una possibilità ulteriormente ampliata pochi giorni fa con l’emendamento alla legge di bilancio, che permette il tesseramento annuale anche a giovani stranieri non in regola con i permessi di soggiorno, a condizione che abbiano seguito le lezioni a scuola per almeno quattro mesi.

Si tratta di una modifica emblematica perché spesso l’articolo 40 ha fatto da sfondo a passaggi significativi del nostro calcio negli ultimi anni. Era la norma alla base dello scandalo del primo tesseramento, secondo il quale i nostri club professionistici, per aggirare le limitazioni all’arrivo di extracomunitari, ingaggiavano sempre minorenni africani che nei loro Paesi risultavano non aver mai giocato a calcio a livello agonistico. Un controsenso perché subito dopo questi ragazzi erano titolari nelle rispettive squadre Primavera. Ed è proprio per censurare questo fenomeno che Carlo Tavecchio pronunciò la famosissima frase-gaffe su Opti Pobà durante il discorso elettorale dell’estate 2014. In un’ideale contrappasso uno degli ultimi atti della gestione di Tavecchio in Federcalcio, prima delle dimissioni successive al disastro azzurro con la Svezia, è stata proprio la modifica dell’articolo 40.
Questo principio approvato dal mondo del calcio è adesso utilizzato dal giornale dei vescovi italiani per rilanciare la necessità dell’approvazione dello ius soli, in barba alle decisioni del parlamento, del Presidente della repubblica e del popolo italiano. Vedremo come andranno le prossime elezioni, ma non siamo tanto sicuri che ci sarà una maggioranza favorevole a questo provvedimento, che è sempre meno gradito dalla maggior parte degli italiani.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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