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Storia dei messaggi di fine anno del Capo dello Stato agli italiani . Il primo, nel 1949, di Luigi einaudi

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ROMA – Il primo Messaggio di fine anno agli italiani, capostipite di quello che anche Sergio Mattarella farà domani 31 dicembre 2017 davanti alle telecamere alle 20,30 in punto (l’ora in cui un tempo finiva l’unico telegiornale, sul primo canale Rai), fu Luigi Einaudi. Il secondo presidente della Repubblica italiana il 31 dicembre del 1949 inaugurò un’epoca con quello che fu davvero solo un messaggio: meno di duecento parole (188), quattro frasi, in un italiano piuttosto aulico anche per l’epoca (“Nel rigoglio di intimi affetti suscitato da questa trasmissione mi è caro interpretare con la mia parola il fervore di sentimenti…”).

GRONCHI – Il suo successore Giovanni Gronchi trasformò poi l’appuntamento della sera di San Silvestro in un vero e proprio discorso in cui il presidente della Repubblica ripercorre l’anno che si chiude, tenta di spiegare alcuni fatti, parla dei problemi che ritiene più importanti, a volte anticipa ciò che dovrà succedere.

PERTINI – Sandro Pertini, il più schietto anche nel linguaggio, per un paio di anni scelse di rivolgersi agli italiani chiamandoli cari amici. A lui toccarono i discorsi forse più difficili. Quello del 1978, l’anno della sua elezione ma anche dell’assassinio di Aldo Moro. E quello del 1984, l’ultimo del suo mandato, pronunciato otto giorni dopo la strage del rapido 904, la strage di Natale che fece 16 morti sul treno da Napoli a Milano la sera del 23 dicembre.

SCALFARO – Oscar Luigi Scalfaro è stato, come gli è sempre accaduto nelle occasioni ufficiali, il più logorroico, enfatico e di parte, tanto che arrivò a superare più volte la mezz’ora, suscitando polemiche. Famoso il discorso del dicembre 2014, tutto rivolto contro il Presidente del Consiglio Berlusconi, nel quale trattò anche il tema della pav (così Scalfaro pronunciava la r) condicio, riferendosi a regole essenziali di vita democratica che devono entrare in vigore proprio per consentire di andare alle urne in quella par condicio tra le forze politiche, alla quale lui stesso si era più volte richiamato, perché è condizione vitale per uno Stato democratico. Un Presidente partigiano (inteso nel senso “di parte”) quant’altri mai.

CIAMPI – Discorsi rivolti in particolar modo ai giovani quelli del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, fin dal suo primo appuntamento con il discorso di Capodanno del 2000. Ma anche con accorate esortazioni a tutti ad avere fiducia nelle capacità dell’Italia di progredire e di fronteggiare le grandi sfide del 2000 e fra queste soprattutto l’occupazione e la pace. E’ stato il Presidente che, negli ultimi tempi, ha avuto più alto il senso delle istituzioni e della patria, e nel discorso di fine anno del 31 dicembre 2003, volle esaltare il ricordo dedicato ai caduti di Nassiriya, in cui affrontò il tema del terrorismo e dell’Europa, già presago forse di quel che sarebbe accaduto quindici anni dopo.

NAPOLITANO – Giorgio Napolitano ne ha pronunciati un subisso, ben nove, e con l’ultimo, il discorso di fine anno del 2014 annunciò e spiegò a tutti gli italiani le proprie dimissioni dopo due anni appena del secondo mandato. In tali occasioni Re Giorgio prese la mala abitudine di citare nei suoi discorsi persone qualunque che lui riteneva degne di menzione, sol perché (Marco, della provincia di Torino o Franco da Vigevano, agricoltore) gli avevano scritto affettuose letterine con le loro storie. E inoltre sempre Re Giorgio volle citare persone degne di considerazione per le loro imprese scientifiche o sociali, in primis la scienziata Fabiola Gianotti, direttrice del Cern, citata ben due volte, sia da Napolitano sia da Mattarella, ma anche Bebe Vio e Samantha Cristoforetti, che grazie a tali citazioni hanno acquisito una fama enormemente superiore ai loro meriti, tanto che Matteo Renzi ha pensato di offrire a quest’ultima una candidatura per un seggio sicuro in Parlamento. Ma così van le cose in Italia. E attendiamo con curiosità cosa ci dirà Sergio Mattarella domani sera alle 20,30, a reti rigorosamente unificate.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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