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Firenze, te Deum: il cardinal Betori ricorda Sofia, Il turista morto in Santa Croce, i migranti, i poveri, i cristiani perseguitati

Te Deum
Te-Deum foto d’archivio

FIRENZE . Il cardinale Arcivescovo Giuseppe Betori, nell’omelia di san Silvestro per il Te Deum in Duomo, ha voluto ricordare la morte della piccola Sofia, deceduta proprio la sera prima, e ha rimarcato che «c’è fede nelle parole con cui i genitori di Sofia ci hanno annunciato la morte della loro bimba, il cui volo è stato spezzato da una di quelle malattie rare e crudeli, contro cui non è bastato l’impegno intelligente e generoso dei nostri bravi medici. Un mistero, quello del dolore degli innocenti, che ci richiama alla nostra fragilità di creature e però avvicina a noi la sofferenza innocente di Gesù». Ha ricordato poi la tragedia di Santa Croce, la morte del turista spagnolo colpito da una pietra affermando: «Speranza e un cuore colmo di comprensione e benevolenza ci ha testimoniato la moglie dell’uomo spagnolo vittima dell’incidente accaduto qualche tempo fa in Santa Croce, in una lettera intessuta di parole di fede e di fiducioso sguardo verso il futuro. A quell’uomo e alla sua famiglia – il cui dolore possiamo immaginare ancor più profondo in questi giorni – rinnoviamo la nostra vicinanza e per loro ci sia sempre il ricordo nella nostra preghiera».

Il tema della povertà e dei migranti è all’attenzione della Chiesa: «la povertà è un persistente dramma di tanti nella nostra società, dei molti, troppi che restano ai margini di una vita dignitosa e chiedono cibo, vestiti, casa, cure, relazioni umane. Si tratta di gente del nostro popolo come pure di uomini, donne e bambini che giungono da paesi lontani, con culture e religioni diverse, in fuga dalle guerre e dalla fame, da condizioni di vita disumane. Per costoro – ha proseguito – spesso la fuga si traduce concretamente in violenze, sfruttamento, messa in pericolo della stessa vita nelle regioni desertiche e sul mare, per questo occorre incrementare i trasferimenti mediante
corridoi umanitari, come quello che ha permesso che giungessero tra noi in sicurezza tre donne e tre bambini, che saranno ora
accolti in una nostra parrocchia».

Ma non poteva mancare un accenno ai fatti del terrorismo e alle persecuzioni subite dai cristiani in tante parti del mondo. «L’anno che oggi si conclude è stato segnato ancora ahimè dal ripetersi di atti di terrorismo che, addirittura, abusando del nome di Dio in modo blasfemo, seminano morte e angoscia in tutto il mondo, ancora in questi giorni tra i nostri fratelli cristiani copti in Egitto. Un tributo di sangue, quello pagato dai cristiani – tra loro ben 23 missionari -, che deve richiamare le nostre coscienze a quanto prezioso sia il bene della libertà religiosa e quanta coerenza e dedizione ci chieda la nostra fede in Cristo. Ciò, ha aggiunto Betori, anche nel contesto della nostra
situazione sociale dove non è messa in pericolo la vita ma si rischia la sottomissione a modelli di pensiero che avversano alla radice il Vangelo».

Infine, riguardo al rapporto con la città il cardinale Betori ha detto: «Mi piace condividere l’auspicio che il nostro sindaco ha voluto rivolgere perché nel nuovo anno crescano fiducia e generosità. Sono prospettive che si ritrovano pure nelle parole del Papa. Di speranza e di condivisione abbiamo davvero bisogno, per non isterilirci nelle divisioni e nella chiusura nel privato. La nostra comunità cristiana è pronta a porre a servizio di tutti le risorse di speranza e di carità che le vengono dalla fede».

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